L’oscene lettere (erotiche) di James Joyce

a cura di Lisa Orlando

Non basta l’eccitazione smodata, né l’irrequietezza, né il turbamento, né il parossismo della voglia; scrivere lettere erotiche è un’arte rara, come andare in una bottega d’un maestro scultore e lavorare, con un’espansione assolutamente appassionata e febbrile.

joy

Manganelli ha saputo scriverle, con ardore, con fervore creativo, con lirica impetuosità! Con una sol lettera ci ha rubato la morte. I manichini (pur) si sono infiammati d’amore! Che salga, subito, su d’un carro di trionfo con un’aureola di lussuria che gli cinga il capo, sino in finibus terrae.
“Viola, Viola carissima, carissima Viola, Viola infine, che altro posso dire, Viola, […]”
Che si ringrazi anche lei!

Ma Joyce. Joyce, perdio! Che si mandino al rogo tutte le sue lettere. Davvero l’intento era eccitare?, scatenar la voglia? Ma una consorteria di pagliacci avrebbe fatto rider meno. Oh Nora! Oh povera! cosa avrà mai fatto mentre leggeva: “sentire le tue dita carezzarmi e titillarmi i coglioni o ficcarmele nel di dietro, e le tue labbra calde che mi succhiano il bazzucchello…” Il baz-zuc-chel-lo? Il bazzucchello! Oddio, che si chiami, subito, un manigoldo; decolliamo il bazzucchello con una spada! Presto! Presto! Zac! Zac! Zac! Senza pietà: zac!

Ma leggiamo, ancora, e che i muri non abbian orecchie! “Vorrei rivoltare sotto di me questo tuo ventre così morbido e scoparti da dietro, come fa un maiale in fregola con la sua troia, beandomi delle zaffate di sudore che salgono dal tuo culo”. […] “Dio mio, che razza di cose scrivo alla mia regina…”
Ecco(lo) qui! il bazzucchello presentiva già l’imminenza dell’esecuzione: zac! zac!; tuttavia: “Sì, ora mi ricordo di quella notte in cui ti ho fottuta così a lungo il tuo bel popò”.

Continuamo?

“Il cazzo è ancora caldo, rigido, tremante per l’ultima spinta brutale che ti ha inferto, che già si ode un inno leggero salire dai chiostri bui del mio cuore, cantare la mia adorazione tenera e pietosa per te.”
E qui, massima ferocia! Orsù, nessun pietismo, nessuna carità, nessuna misericordia, e pur perché… “Avevi un culo pieno di peti quella notte, amore mio, e te li tiravo fuori a grappoli fottendoti, quei bei peti grassi, alcuni lunghi e ventosi, altri brevi, allegri e sfrigolanti e poi una gragnuola di minuscoli peti che si concludeva con una colata di umori che sgorgava dal tuo buco. È meraviglioso fottere una donna piena di peti e farli uscire ad uno ad uno ad ogni colpo di coda. […]”
“Buona notte, mia piccola Nora scoreggiona, mio sporco uccellino fottitore.”

Continuamo?

Oh no! No! Per carità! Che non si osi! Che non si perda tempo! Che si giustizi Mr Bazzucchello! Tutti, insieme, coi rossi cappucci e i coltelli-beccai: zac! Zac! Zac!
(Ma. Un dubbio!)
Quando Nora scrive: “Chiavami di brutto, amore, chiavami”, siamo sicuri che il destinatario fosse proprio lui, Mr Bazzucchello?

 

 

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