7$50 – Paola Silvia Dolci

7$50
Video prodotto per Bologna in lettere 2014

“queste cose sono una lontana geografia”
D.Walcott

A quest’ora stai dormendo
nella New York della tua stanza.

Io volo, guardo un film di Woody Allen
e il vino è molto buono.
– BOEING 747, Oceano Atlantico

I.

Troppo freddo per leggere al parco tra gli squirrel.
Ogni giorno faccio Alice-in-manicomio, Artaud,
su poeti non ancora tradotti.
Dalla Public Library a Times Square,
ti scrivo da un caffè buio, al solito.
Com’è carina la barista.
Gli occhi, le cosce. Forse ti piacerei vestita così.

Gentiluomo che tiene le mani a una ragazza, K. Fearing

Di te, entrambe le quantità conosciute e sconosciute, ma
innanzitutto, quelle sconosciute,
Dei misteri delle arcate e dei legamenti, la
disputa dei nervi e dei muscoli, l’incantevole
enigma delle giunture,
Degli occhi corvini e dei capelli castani,
Dell’ultima star del cinema, e di Hollywood, e di un lavoro
che paghi in pane, e quindi dei debiti, presenti
e passati.
[…]

II.

Il primo acquisto dell’anno, ieri, da Strand:
The world’s WORST poetry, an anthology.
7$50, è un buon titolo.
Vorrei raccogliere le poesie
più schifose dei poeti italiani contemporanei.
Poeti, la cui opera sia riconosciuta
– non da amici, parenti e circoli;
gente che abbia scritto anche versi dignitosi.
Le boiate, rido,
“for I love bad poetry as much as I love good poetry.”

III.

The Frick Collection.

Fragonard.
La voce secca e terra, frettolosa di Manet,
i corali di Buonarroti
e le adolescenti imbambolate di Greuze.

I cieli di Corot sono oro.

Il 2 gennaio è il giorno più bello dell’anno.

IV.

La mattina è un’incisione, Else.

My dear,
nella schiuma del finale
siamo la contorsione delle carpe
nei cesti delle pescherie a Chinatown.

Prometti di mangiarmi il cuore.

V.

L’aprirsi di questo sabato mattina,
con la tristezza della metropolitana,
i cast iron building alzano le spalle.

Cosa faccio per cominciare da capo,
il primo verso. Dedico
il mio ginocchio guasto, Ilio,
a Matisse. He used black to paint light.
Schizzo un figlio e poi scappo
lontanissimo.

VI.

Hemingway, da rileggere: è importante “scrivere quando si sa qualcosa;
e non prima; e maledizione, non troppo dopo”.

Mi tremano le mani.
Uscire, nevica, camminare per stancarmi.
Bere un bicchiere di vino, è quasi mezzogiorno.

In Lafayette Street lo strillone dà il segnale
FIGHT OH FIGHT, rissa.
Mi avvicino, due orientali con le mani alla gola;
sono ciechi, le donne stanno tentando di separarli.
Nella folla intorno una signora grida chiamate la polizia.

Mi si accosta un negro, ridendo, ok su chi scommetti miss.

VII.

Come in

“Things are getting worse.
Please send chocolate.”

Dunkin’ Donuts, la poliziotta con le ciambelle mi sorride.
La bambina in strada sbatte i giochi
sulla colonna dell’idrante, è jazz.
Il pitbull ringhia dalla catena del supermarket.

“Sex is a Nazi” , tatuamelo sul culo.

VIII.

Let me tell you a story about breakdown, my dear.

Alla stazione dei treni, non so quale sia il mio. Chiedo,
mi confermano che è quello giusto, salgo ed è quello sbagliato.
Mentre siamo in corsa il vagone esce dalle rotaie; in cinque, sei,
non sappiamo più dove siamo e cosa fare.
Non voglio più mangiare, facciamo l’amore fino a sparire.

IX.

Patatine fritte, ostriche e Pinot.
Ti scrivo dalla sala più interna del Dizzy’s club.
La musica è bella e fuori nevica;
le donne hanno tolto le calze.
Nel lago il corpo morto continua a galleggiare,
il cranio si immerge rivolto al fondale.
Ora che tra noi è finita posso dormire.
Nella mia crudeltà, averle procurato un dispiacere
mi rallegra, nella tua crudeltà.

Infilerete uno specchio tra le lenzuola.

X.

“Come se non avessi abbastanza puttane a corte.”

Dolcissimo amore mio, amori miei.
Amanti alla finestra, spadaccini sul fiume e le notti
al lago, mi bagnavo
per camminarvi sul petto.

Un bacio come in quella poesia di Milosz,
dove sotto l’arco dell’aria, sotto il portone delle nubi,
– cresce questa grande alleanza, di forza e di fede.

XI.

Scrivere a tutti per farsi capire a gesti da una persona sola.

Il mio spirito è aperto,
un ragazzo che gioca con i serpenti.

Rinuncio alla poesia.

Note:
i MOMA, audioguida
ii Snoopy
iii  Murray
iv Milosz

Documentario di poesia prodotto da NiedernGasse; testo, voce, regia Paola Silvia Dolci
NY, aprile 2014.

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