Elegia II
Il lato destro del mio sonno ha un sosia
un principio identico al miraggio,
una materia dell’essere,
che manciate di respiri lo istigano
a vivere l’invisibile bisogno
che appartiene alla veglia.
Nel suo grembo, colonne tremanti
avvisano la carne a non mostrarsi
come figli un giorno,
scambiano monete per trattenere
in sé l’agio del vuoto,
circondo con linee di luna la tua sagoma
legame che fa oscillare
il buio sospeso delle parole,
diventi sentiero del mio corpo
e come di miniera impenetrabile,
io capisco
solo il lamento del senso
affannato
da domande sul mio canto.
Un desiderio ti fa apparire
sulla soglia innevata del dolore
che mi separa dalla tua parvenza,
passi che mi portano al chi sono?
Sospeso di impazienza
torno a sfiorare la luce
con il grido delle rondini
che scorrono nelle vene
attente dei cancelli della mia isola.
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Commenti
mi piace
ma non è l'andare a capo che fa di ogni frase un verso. mi sembra che questa forma sia una forzatura e questa, forse, più che una poesia potrebbe essere una buona prosa poetica. ciao.
:)
benvenuto
grazie
grazie