Tutti gli agenti disertano e tutti i resistenti tradiscono (Burroughs)

Questa volta il percorso è per forza di cose inverso – via il cappello, resta la galanteria, verso levante – hai fissato le regole in tempi meno sospetti, il piano morale è condiviso, rendiamo grazie alla tua pazienza nel tornare a monitorare la disgregazione di un uomo dal corpo frammentario e nell’alzare la mano e dire che, in qualche modo, l’hai sempre ospitato in una delle tue stanze. L’occasione è propizia per raggiungerti, l’universo ha richiesto che si sbrogliassero matasse e si preparasse il terreno, si è dovuto spostare il mondo, rimuovere alcuni realistici ologrammi in forma di ricatto. C’è stato il tempo per un’ultima ulteriore impresa: all’uomo era stato offerto un amore a contratto – la firma non sarebbe mai stata apposta – ma la tua minaccia di un addio ha fatto saltare il tavolo del negoziato prima del previsto. Un’operazione in sala urgenze, la seconda in tre anni – era il rapporto della disperazione, lo sapevi – e ora ti mostrerà chi è oltre le parole.
Gli ultimi venti minuti si accendono in un vortice, qual è il posto del ritorno? L’uomo è stato più bello di così, da ragazzo, i capelli più neri, il volto mai troppo disteso: ne scaturirà un timore, il corpo e le sue articolazioni saranno all’altezza delle parole? Non avresti mai potuto aspettarlo, serve una manovra d’orgoglio perché l’uomo riesca a far virare il galeone verso la luce, dunque il tuo corpo resta campo sacro, non importa chi l’abbia calcato, cercherò di essere rilevante, l’unica dominanza che conta è registrata nelle tue pulsazioni.

What if I be wrong, If I be right

(Allora è necessario tornare indietro di un oltre un anno e ripercorrere i tradimenti. Mi insegni che da amico non avrei avuto scampo, esserti amante mi ha salvato: un’altra delle mie vittorie immeritate. Hanno potuto farti questo in nome del sesso, hanno potuto fare peggio di me. Un padre ripudiato, il passato e l’infanzia perduti con ogni connotazione materiale, il farsi della notte dopo un incendio, l’affidarsi a movimenti stereotipati, la custodia di un letto, le giornate tra abbracci e silenzio, poche lacrime impreviste, polverose, la continua commozione di cui mi vesto. Non avresti sopportato la mia vista. Lo sai, a volte mi spengo ancora, per pochi minuti, mi usi la delicatezza di non sottolinearlo, sento ciò che non dici, sei indulgente con l’eco del mio abisso.)

And what if I can’t, what if I can

Gli ultimi venti minuti che ci separano sono una salita molto ripida, percorsa dalla tensione, in qualche modo mi convinco che sia tu ad accelerare il treno in anticipo. Un saluto sereno, siamo bravissimi a tenere le posizioni, l’immediata confessione dell’impegno profuso. Hai modo di mostrarmi il tuo territorio, prima di calarmi nel mondo nuovo. Interagisci con l’umanità, è tutto fluido, anche i primi nuovi baci che s’inverano. Ci comportiamo da coppia navigata a cui è offerto da bere: come se avessi bisogno di ulteriori nebbie. Hai visto il monte, la piazza, il tuo ristorante preferito ci riserva la tua stessa cura, l’auto in prestito, ma ora basta, le presentazioni durano da tre anni. Alcuni inequivocabili indizi: baci di fumo, baci in punta di piedi, decine di arance spremute di spalle, vuoi a tutti i costi colmare il bicchiere, la conquista dello spazio, scopriamo che l’omissione a basse dosi protegge la verità: ti voglio proprio molto bene.
L’uomo sorride scoprendosi geloso di un oggetto con cui non potrà mai competere, eppure vince dichiarandosi fuori concorso, nonostante l’incredibile pressa di insegnargli ad amarti si contrapponga al suo desiderio semplice, offuscato dall’alcol, ancora il vortice, ancora gli ultimi venti minuti. Da qualche parte si doveva pur cominciare, perché non c’è modo di contemplarti per ore, di ponderare, in silenzio. Si muovono le leve del tuo corpo, quelle dell’uomo seguono a ruota, in attesa di un riscontro, di un segnale e l’impatto del suo sesso nel tuo non poteva che essere dolente.

And I have been wrong, I have been right
I have been both these things all in the same night

Conosco bene la tua casa, queste strade, le finestre accoglienti, il giardino fuori dal tempo, anche qui rose eduli, non ti spieghi il loro destino. La tua vita si schiude, i segnali giungono contemporaneamente alle sinapsi alterate, non posso chiudere gli occhi, la testa nel vortice, e non posso aprirli, accecato dal bianco, i giochi, gli amici, tutto l’amore trasceso e sublimato, tracce troppo evidenti di amanti, ma io sono l’occupante, ho vinto l’ultima campagna, la paura non è mai per me stesso. Il tuo letto è un’arena da cui una lingua può uscire sconfitta e dove dopo un amplesso sarebbe possibile sentire uno strappo: ti allontani di colpo, torna , possiamo sorridere, hai somministrato un altro vaccino nel disorientamento per quel tipo di affetto, la tua prima reazione sedata sarebbe di fastidio, eppure permani, consistente, detti le regole per la costruzione di una navicella spaziale, ti lasci baciare le caviglie del nostro primo bagno di vapore, accettando che si possa essere disponibili alla resa quanto alla venerazione, per risalire con la stessa velocità con cui si ridiscende e per dare risposte perentorie a domande oscene, prima che l’ennesimo colpo di reni faccia esplodere l’universo in un gemito. Ti riempie di bianco l’ultimo treno, in attesa del prossimo, un’altra parte di redenzione.

Let me be here with you tonight

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