I piedi vestiti e la strada, di battuta
la verità in primavera è assenza,
un passo e un altro e un altro ancora
avanzare —
quel troppo che resta
sul piatto, la curva del Compasso.

I piedi imprecati e la breccia, al di là
della spinta, gli occhi non sanno
quel verde
che prende di fiori di campi di sogni, la via
così lattea nel cielo notturno,
che importa?

Perfeziona la linea, e fessura
lo sguardo — nel cambio anche l’ombra è radiata,
i passi dell’eco che seguono duri
nel fine, la bocca assordata! [ E dimmi,
se questa mia tempra è alle mani
cos’è la dolcezza che sento?

Come Chioma di Berenice, brillando
di fiera luce la tristezza.

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