1
forse era scritto o prevedibile il tormento del ragazzo. forse era ovvio, considerata la capacità di percepire la sua stessa inadeguatezza. lontano dai giganti è l’armonia, la riserva naturale degli afasici, il vivaio delle inquietudini imperfette. esposizioni universali delle tassidermie di talenti abortiti. se la prende con la lingua che non governa – com’è difficile riconoscersi nel ridicolo – o con la paura di rivelarsi, di dissiparsi.
forse era prevedibile che il ragazzo si sarebbe deformato a forza di nascondere quel punto lasciato scoperto da sinfisi craniche troppo lasse, forse l’abisso davanti al monitor. forse avrebbe dovuto leggere e resistere leggere e resistere leggere e resistere invece di resistere davanti al monitor. forse era prevedibile che il ragazzo avrebbe dormito sempre meno. non essere all’altezza delle proprie notti distende silenzi sul giorno, ma questo il ragazzo non lo aveva previsto. non esiste redenzione, non esiste pacificazione. pietà, piegarsi, premura, il ragazzo si tocca. paura, perdono, preghiera, il ragazzo esclude ipotesi. chiedere aiuto agli umani non è in nessun momento possibile.

2
per sua natura il ragazzo è stato sempre troppo individualista per imparare davvero a empatizzare, dicevano. gli è stato ripetuto così tante volte da convincersene, come si è convinto negli anni di sbagliare, fino a diventare sempre meno visibile. la malattia ne ha ridotto progressivamente le capacità relazionali, un tempo ritenute ottime, ma i testimoni oculari sono probabilmente morti. accadde che al momento dello strappo, in una vita precedente conclusasi nella follia e nello sperpero di sé, si palesasse in tutto il suo orrore il fattore di rischio, un simbolo o poco più, il genitore di ogni fantasma. diventa così facile immaginare alberghi o motel squallidi o letti che si sfondano e doghe che si rompono sotto il peso di qualcuno (per sua fortuna il ragazzo non ha mai avuto paura delle stanze). tutto passa attraverso il corpo, il ragazzo sente attraverso il corpo dei suoi due amori. due amori, due follie mal governate, curate male. il ragazzo impara, infine empatizza e dunque si ammala. i baci e il sesso orale inseguito e perduto – il ragazzo ne ha capito troppo tardi il significato – a vantaggio dei fantasmi o di nessuno. cosa faceva lui, nel frattempo? all’altro uomo avrebbe voluto chiedere come ha potuto, allora perché non prima, come è sopravvisuto a quanto è avvenuto dopo. il ragazzo trasportava nel frattempo la chitarra in provincia, il dolore si faceva beffe di lui che aveva deciso di imparare a lavorare, di farsi sfruttare per dimenticare tutto. il ragazzo perdeva la voce. il ragazzo ama quell’uomo, perché ha custodito e protetto la sua adorata per anni, con più sapienza, forse, o con più presenza. chi è quell’uomo? sembri un bravo ragazzo, stiri le camicie, sembri un bravo ragazzo che non empatizza e che vorrebbe sottomettermi, per tenermi finalmente al sicuro. accadde però che il buco nel petto, il bacio non dato, con o senza alibi, il sesso che doveva scorrere dolcemente nella sua bocca rimase nascosto, bloccando l’elastico, una resistenza inspiegabile, se non con un temuto malfunzionamento risolto troppo tardi, e che non si è mai perdonato. il ragazzo sa fare l’amore. il ragazzo nella nuova vita ha svelato di aver compreso il suo corpo, di essersi esercitato, il ragazzo ora empatizza, ora vorrebbe guarirla, sposarla e farle male, mentre un dodici o quattordici dicembre, alle due del pomeriggio, il cuore si fermava – avrebbe ripreso a battere a giugno, grazie all’intervento di un altro simbolo: anche lei vuole. la ricerca disperata del desiderio, il balsamo sul cuore, sii gentile, sii sempre la mia puttana, godi del tuo e del mio corpo, sei la persona più buona del mondo, ora scopa anche con me. la percezione dell’abbandono, un cortocircuito, un compleanno andato a male, il sesso andato a male e che non è neanche diventato violenza, la violenza andata a male, alla fine a costituirsi dallo psicologo dovrebbe andarci la madre del ragazzo. metti il babydoll rosso, le scarpe col pizzo o con le borchie, siete ancora sue, siete bellissime. siate sempre gentili col ragazzo, sembra un bravo ragazzo, ora empatizza, anche se non stira più le camicie.

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