calchi in dissolvenza
vertical-mente in volo

un appuntito domandarsi
su piedi lubrificati
non scansa la morte
ma trattiene la vita
la trattiene docile in catene
erba alle calcagna
e labi¬rinti sopra il prato
*
alberi di latta inferriate in attesa
luce silenzio
odore di caffelatte
non rimarginano le ferite
*
una voce di dentro tace
non ha ali e non ci somiglia
percorre futili giorni
rasente alla nostra pelle
negli incavi del cuore
credo si tratti del giorno
in uno spazio di autunno
pioggia sparsa di dolore
e noi in pasto al mistero
*
come cenere

un lampo negli occhi
nella pelle nel sangue
srotola semi di attesa
confine di vento
che offusca sconfitte
su erranze e assenze
come genesi respinta
su radici di quercia
dove fluisce la parola
che traduce gocce fra due luci
*
bisbigli di corvi a sera
*
un andare e ritornare
non sigilla occhi e viso
ma riporta nello stesso luogo
un chiamare per fuggire
è solo scudo con gli occhi
recidere recidere dentro
anche il respiro
aprirsi aprirsi verso dentro
verso fuori
cecità nella luce di silenzio
follia nel delirio
che ingerga la parola di unisono
*
reale e non reale tutto include
*
non esiste verità
apre le sue chiuse
apre le sue rovine
di integrità in un momento
ascolta il rumore del tuo sangue
che stilla oltre l’orizzonte
sogni ombre voli nei tuoi occhi
svanisco nel gelo
vuoto cigola sui cardini del Nulla
sorsate di sabbia gridi di gabbiani
al tramonto sul fianco di un colle
sopra ogni mutamento salpano
col moto alterno delle onde
ticchettio tregue brandelli di giorno
su pelli strappate al mondo
risuonano nell’incavo della mano
come di perdita -futuro sparso-
non c’è sollievo
ci curva un peso di tempeste
vivere sul ciglio della strada
ci silenzia una mancanza di luce
eppure il cielo imperla tutti i mari
ma non sfiora voli qui dentro
non schiude corpi la fuori
solo pezzi di memoria
solo parole deformate inganno di vocali
forse per non soffrire mai
solo sguardi di avversità
per timore di uccidere
epifanie in dissolvenza
un cigolio ci incatena le tempie
*
non parlo di ieri o di domani

*
un lampo negli occhi
nella pelle nel sangue
ad ogni passo nasco
per una foce che non esiste
ferita attraverso l’ombra
di una condanna
a tratti parole si frangono
in silenzi fino a vene profonde
e mai così nude
la verità si sperde dentro i tuoi occhi
sguardo di sale volto di pietra
scavato nel buio
di terra straniera
*
alle soglie dell’autunno
*
si inseguono ombre azzurre
e un po’ di sera
come sogno errante di sparviero
affilo questo mio tempo
di meridiane scalfite
assenza compressa
volto di pietra
sangue che stilla
un’attesa
silenzio che diviene acqua
come marea
nuda la pioggia
molteplice si arrende
alla sabbia
‘*
brucia tristezze un incenso effimero
e non lascia tracce di ore di giorni
annodate al respiro di cenere muta
detriti solo detriti di occhi assenti
asserragliati e non presenti
ti rinnego e trafiggo parole
ma le proteggo con tanto fiato in gola
nel silenzio che mantiene
in ginocchio le parole
accecando stupori e redenzioni
*
intanto tu distorci le palpebre al cielo
in cambio di una gola arida
*
non esiste verità
apre le sue chiuse
apre le sue rovine
di integrità in un momento
ascolto il rumore del tuo sangue
che stilla oltre l’orizzonte
sogni ombre voli nei tuoi occhi
svanisco nel gelo
vuoto cigola sui cardini del Nulla
lancia strali e silenzi di pietra
*
derubi la luna per un demone
a cui non sfuggirai
*
aguzzino di te stesso
e non poeta
*
pelle e verbo dentro una luna d’amaranto
trasportano più in fondo
oltre la morte me pazza
balbuziente e straniera
belva selvatica senza superbia
acqua fuoco terra simile alla mia terra
e non sono se non l’altro
*
Sai quando il vento
senza corpo nè veli
tra volute e radici
ha sete di bacche frantumate
e soffocate lune
come acqua scorre
nè sentieri echi o steli
potranno fermarlo
diluvia contemporaneo a noi
e ai peccati del mondo
folgora rumori
sui fregi intarsiati del cancello
su corolle di brina
nel tempio dello spazio
sai quando il vento
rode e silenzia
il cielo delle parole
tensione di nascita e mai fine
vertigini di senso in agonia
trame su pelli mai accolte
e questo dolore
di suoni alle caviglie
sperimenta ogni giorno ogni momento
sai quando il vento
obliquo celestiale su visioni
imbriglia la mia sete
di ombra e rugiada
dilata sterili silenzi
ferite riaperte su orlo di abisso
lontana mi riascolto come nebbia
in una landa deserta
a carponi riannodo fili
infiorescenze messe a nudo
in esili risvegli
tutto un vocio
che sveste le parole come labile brusio
di destini infilzati
dentro l’arca che solcherà
i flutti delle nostre fiumare
sai quando il vento
impasto di fango e terra
decifra di noi un solo istante
e quella soglia al varco di respiro
caparbiamente ci plasma la vita
*
per questo nutrimento mi frantumo
tra sabbie e fuoco alle caviglie
sigillo la mia sete su litorale
il tempo -non so -se esiste veramente
*
per questo nutrimento impazzo
in dune di argilla
su brezze divenute volto
attraverso l’aria che le annulla
fino al cerchio che si impenna
*
per questo nutrimento
una luna recide i suoi barlumi
scansando elegie
su labbra e rulli di silenzi
*
per questo nutrimento Dafne muta
accadimenti crolli assenze
in un cerchio di barlumi

*

la sponda della solitudine
non ha confini netti
spalanca le sue braccia alla notte
come un lampione
scalfisce spigoli dentro
annebbia chiarori lontani
sa di appartenere al mondo
ma è deserto e sabbia
in questo mondo
non basterà fuoco nè acqua
vento e passione
a svelare enigmi a far scorrere
vene respiri gesti silenzi
inchiodati al tuo soffice gelo
meglio lasciare la porta socchiusa
quando l’ombra si soffermerà
non lascerà traccia alcuna
come vento nella notte
svanito all’alba
non farà male
e il silenzio non sarà solo silenzio
*
in ogni fibra di noi
abissi cunicoli scaglie involucri
innervati di umori schiusi
su campi di sterpaglie
spersi silenzi
in ogni fibra
un’assenza di varco
un fiume che non conosce
fermenti di pietà
questo rumore di perdita
possiede mille travestimenti
che negano quel centro
mille fraintendimenti
che vietano un ritorno
ma in questa terra
di antica lingua perforata
a cercare sussurri
tenace e prosciugato
il cuore sotterraneo
anela uno stesso respiro
un’alba una foglia una pietra
un’onda una soglia
vertebre di ali
emergono al più lieve tocco
non trovano parole
ma calde improvvise
straripano
*
non ha nome
nel baluginio di occhi colmi
di distanza
prima dell’alba
l’ombra non ha nome
su raffiche di gelo
oltre il dicibile evoca
cenere di nudi germi
labirinti trafitti di parole
l’ombra si allunga
e in sè si compie
passi vergini sussulti
non parole
bruma di scirocco nella sera
l’ombra non potrà fare a meno
di mondrian
fluttua su lembi di voli inerti
non ha nome
attende il brusio dell’alba
in agonia
*
un vocio attraversa
silenzi intermittenti
canti di cuculi inquieti
frammenti inediti
per un diluvio di vita rappresa
squarci infuriati su plaghe di aforismi
espoliazione di certezze
anche se un sole nasce improvviso
sempre rivoli di nebbia mai conclusa
invadono distanze irriverenti
*
mi nutro di parole inconsistenti
strali al vento senza venature
ma il cerchio non chiude
questo trambusto di pietre
sferraglia l’anima
questo seme di pianto vuoto di parole
non ha nome
geometrico perfetto irrompe
su orme di nostalgia
sordo disserra occhi bendati
non ha nome
inquieto va a minare
plausibili certezze
m.a.

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