KatartikaKatatonika
M’imbandisci come per un banchetto regale
mi gozzovigli all’interno
ingordo frantumi
il chicco d’uva della mia devozione
poi mi sparecchi silenzioso
mi sbatti a terra con le briciole e il sale
riponi le mie stoviglie unte
appiccicose di miele
e vuoi da me la lama affilata
a stupefarti nel buio
ti mastico e t’assimilo
t’assaporo dio
mentre soporoso sfumi e
mi scordi
genuflessa e gelida
consunta nel riverbero sferico
della tua voce
mastino feroce
m’azzanni
mi laceri
mentre mi godi
da dietro.
come ariete
che sfonda.
rabdomante dei sensi
quando scopri la falda
ti vibra il bastone tra le dita
(come biscia che sguscia)
aspide strisci e ti fai capanno
di sborra e di muco .
se il sarto del tuo cuore
fosse un buon sarto,
non avrebbe bisogno
di segni o di spilli.
ad occhi chiusi
mi misurerebbe,
infinita.
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