« Vogliamo sfuggire al dilettantismo,
ma il dilettantismo ci insegue e ci acciuffa sempre»
T. Berhnard

Studiai tutte le arti
come un uomo del rinascimento
tanti prontuari lasciati a metà
tanti laboratori serali
tanti corsi per il tempo libero
tanti spazi ricavati in casa
traboccanti miscele di trementina
spazi rubati al vestiario e alla pulizia
così ho imparato i rudimenti
ora avevo l’infarinatura giusta
per esercitare la poesia, la prosa,
le arti drammatiche e la fotografia
e la musica, arrivare fino alla settima arte
e tornare indietro
tutto tranne la danza e la lirica,
quelle le consideravo arti per donnette
quelle non emanavano il fetore
dell’arte rancida dei reietti da Dio
era questo il fetore che mi inebriava
e distillavo feromoni: la mia energia creativa
e non volevo nessun Dio minore agli angoli delle strade
e dalla strada partii verso le mie ricerche da flaneur
che amava farsi guidare dalle parole del tango canzone
cosciente di aver seppellito il branco
volutamente ignaro
mai mediocre
un cane sciolto non può essere un mediocre.

Un tappabuchi dell’arte, certo,
l’artista qualificato a colmare
i vuoti che i professionisti disertavano
niente ho approfondito:
ad una toppa non si chiede di trasformarsi in un pantalone

ma avevo i miei ammiratori
tutti hanno un ammiratore una volta saliti su un palcoscenico
e che mi convinsero che un giorno
mi sarei specializzato in qualcosa
e sarei diventato un grande artista
ma un freak rimane un freak, un weirdo

un freak per quanto buono che sia
nessuno lo prende sul serio
come freak non avevo diritto a parlare,
non mi davano la parola che davano agli esperti

alla fine diventai un fenomeno da baraccone
buono per tutto,
un transgender delle arti
che batte le sue opere sulla tangenziale delle tecniche miste,
sempre tecniche miste! condannato alla sperimentazione!

Solo un negro alle fiere delle bestie da stile
nella giostra dell’intrattenimento continuo
«eccolo l’artista bizzarro, di cosa avete bisogno?
volete una musica? una poesia?
lanciategli una cazzo di monetina! dai!
colpitelo pure in testa! E’ più teatrale!»

L’applauso mi piacque a tal punto che
dissi di sì a tutte le proposte
non seppi più rifiutare e lavorai anche senza retribuzione
non mi pagarono o mi pagarono male e spesso fui usato
ma l’arte ama le sue vittime
e le vittime amano l’arte.
di ammiratori ne ebbi a migliaia, a me bastavano quelli

Uno dei miei ammiratori mi confessò che aspettava
che diventassi vecchio e gobbo per toccare la mia gobba
sperando di avere la fortuna di non diventare come me
Come é che mi ammirava e non voleva diventare come me?

Non vi ho ancora detto che mi scelsi un nome
mi piaceva “nessuno” ma era già stato usato
allora mi chiamai soltanto

(Valerio Incerto – dal “Microtono dell’umore” Ed. Arduino Sacco.2015 )

https://www.youtube.com/watch?v=43YpYaV5A7g

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