Mangiare i morti
Non me l’avevi detto
che nel piatto c’erano i morti,
che avevamo portato in casa il loro dolore.
Sono i loro fantasmi
che camminano con rumore di zoccoli e ferro di catene
lungo il corridoio.
Credevo fossero i nostri parenti,
quelli che non abbiamo mangiato
quelli che se li è mangiati il cancro,
i macellati sulla strada,
gli impiccati,
i morti di troppa vita.
Non me l’avevi detto
che nel piatto c’erano i morti
avrei posato la forchetta
e avrei aperto la porta
per farli uscire,
nell’aria,
come insetti che volano più in alto delle auto veloci.
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