Un’altra volta al verde
Un’altra volta al verde.
La testa china, intento a schivar merde
espulse dagli ani dei bei cani
(dal pedigree impeccabile)
di voi padroni, buoni cittadini
stimabilissimi, ma poco accorti.
Un gatto dietro l’angolo sta spiando
un cane guercio,
io invece cerco un nuovo lavoro
(magari un posto fisso?)
o un modo astuto e onesto per far fronte
alla disfatta attuale e dribblare le intemperie.
Ahimè,
ogni giorno è una nuova Stalingrado.
Mi ci vorrebbe qualcosa, del tipo…
morire e poi
corrompere san Pietro e incamminarmi
lungo il sentiero che conduce al paradiso,
ma invece io mi sento come se
stessi sul punto di
puntare su un cavallo con le gambe spezzate.
E non c’azzecco mai, mai e poi mai…
Li sento: mi perseguitano
severe reprimende e bui presagi
che s’avverano sempre, quando lugubri.
Dubito stia soltanto esagerando…
(Un giorno forse mi spiegherò meglio.)
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