Adriano Cataldo
“Lo sporco sulle mani, il sudiciume dei vestiti e l’igiene declinante (…)
tutto contribuiva a mostrare una più realistica immagine di sé”
(J. G. Ballard)
“In tutte quelle sillabe, da qualche parte, qualcosa di segreto, recondito, intimo”
(D. De Lillo)
“Compirò questo mio fuori luogo”
(M. De Angelis)
Rifiuto residuo
CUMULI: QUESTIONI DI METODO 1
Di come in azioni inconsapevolmente routinizzate si nasconda un senso più ampio.
Nel fuori posto sta lo scarto
tra il somigliante e il somigliato
tra chi distratto porta fuori,
per suo salute, un altro strato,
e chi per scarso profitto,
d’altrui profitto è prostrato.
Rifiuto residuo
CUMULI: QUESTIONI DI METODO 2
Di come in azioni inconsapevolmente routinizzate si nasconda un senso più ampio.
È un’offesa e non serve altro
che la resa in un gesto che si vede in un
non importa.
Resta a guardare chi crede qualcosa
qualcuno
all’occorrenza. Ma qui
è come tirare linee, fare brandelli.
Non è il fuori-posto, ma
il disprezzo e la sua pertinenza.
È un’offesa e non serve altro,
oltre è il peggio celato.
Rifiuto residuo
STRATI: PATTUME E RUDERI
Di come da una citazione de I sepolcri si passi a parlare del ricordo e della presenza umana.
Sversata per patria aperta
fatta santa e lacrimata
dal rapporto con la spoglia
sta adagiata la sporcizia.
Del rapporto col pattume
poca gioia ha la spoglia,
adagiata non risplende
si rispecchia sciagurata.
Si rispetta la durata del presente come dato,
si presenta poi l’umano
e supina guarda la materia scartata.
non duole
vuole ancora.
Rifiuto residuo
STRATI: QUESTIONI DI METODO 1
Di come in azioni inconsapevolmente routinizzate si nasconda un senso più ampio.
Le perdite di senso
dove vanno a finire?
Pensate svenimenti
sono state declassate:
ne danno triste annuncio
di danno di stagione.
Andavano invece
potenti a definire
il dove del lamento.
Rifiuto residuo
CUMULI: QUESTIONI DI METODO 3
Di come in azioni inconsapevolmente routinizzate si nasconda un senso più ampio.
In origine è frattura o una caduta
qualcosa che disegni su due lati
che richiamano
che richiamano
quanto ancora da dire.
Rifiuto residuo
CUMULI: COSE MORTE, COSE VIVE, COSE
Di come la coesistenza di opposti definisca.
Sono giorni che sono gli ultimi giorni, che storni si muovono,
seguono resi che accadono. Cose succedono a cose, soltanto non sono poi altro.
L’incontro, lo stare, lo scarto.
L’indicibile è privilegio del dicente, mentre tutto soltanto accade, si succede.
Sono giorni che sono gli ultimi giorni, giorni
che sono soltanto i termini a definire, a tendere verso, attendere verso.
Cose morte, cose vive: cose.
Rifiuto residuo
STRATI: QUESTIONI DI METODO 2
Di come in azioni inconsapevolmente routinizzate si nasconda un senso più ampio.
I capelli tagliati
dove vanno a finire?
Per sé, non sono vivi,
lo sono per bulbo o ornamento.
Ora, un mesto tappeto
ora, tra fogli, foto, ramaglie,
residui di carezze buttate.
Rifiuto residuo
STRATI: DIVISIONE E DISTANZA
Di come il non accettare quanto scritto in “CUMULI: COSE MORTE, COSE VIVE, COSE” porti alla definizione di identità sociali.
Dirò, di roditori lo scalpitare in cibi
gli incubi di Winston
Maledirò vicini per non aver usato i giusti sacchi verdi
benedirò la giusta divisione e distanza, che resti
cosa guasta vicina a cosa avanza. Il peggio resti
fuori. Così ci fa compagni, comportamenti stagni
dirò, di roditori.
Rifiuto residuo
STRATI: UNA SECONDA OPZIONE SUL TAVOLO
Di come la presenza delle cose si caratterizzi nei termini di almeno un secondo significato.
Spore che crescono come le cose
che cedono
ore: erose nel nome
rese odorose per dono esterno.
Fosse è verbo, spesso è voce.
Serbo tosse: foce del nesso
che rende le vene del comodo testo.
Dette, le cose, pertengono solo.
Rifiuto residuo
CUMULI: DIRE LE COSE
“La realtà sotto gli strati di percezione cosmetica”1
Dici per un tema
di radici le cose,
per emblema di pretese
comode, da trarre.
Attorno, nel ma, è un franare
che sai venire dal centro
da dove distoglie
lo sguardo da quanto t’è avvezzo.
1 Don de Lillo, Underworld.
Rifiuto residuo
STRATI: VEDERE LE COSE
In inglese, “merce” si dice “commodity”
Vedi le merci ammassate
non dire d’esserne immune
le hai ordinate così,
perché deperiscano
ognuna per sé,
per essere dimenticate.
Vedi le cose ammassate
non dirti di essere immune
le hai separate: non basta,
perché deperiscono
ognuna per sé,
per poi ritornare.
Rifiuto residuo
STRATI: LA TERRA RESIDUA
Di come, da una citazione de La terra desolata, si passi a parlare di odio sociale e disfacimento.
Aprile, se vuoi, può esser crudele.
Dai tetti è tutto un tubare,
alta è la sbarra dove prima
era tutto un reclamare.
A prima lettura s’alternan catene
ma oltre, vedi le vertebre torcersi,
dettare posture, cadere,
vedi che accenni di carne
si fanno polmoni, si sfanno.
Un’intera struttura annuncia
nel cigolio, quel tanto che è detto,
per comodo: ritorno alla vita.
Nota biografica:
Adriano Cataldo, originario del Cilento, è nato nel 1985 in un paese che non esiste più: la Repubblica Federale Tedesca. Nel 2008 ha iniziato a pubblicare su blog, riviste e collettanee di poesia contemporanea. Ha pubblicato una raccolta (Liste Bloccate, Edizioni del Faro, 2018) e due autoproduzioni (Amore, morte e altre cose compostabili, 2019; Come poter dire alla fine, 2020). Una nuova raccolta, Famiglia nucleare, è prevista per la fine del 2021.
Organizza reading ed eventi di promozione della poesia in Trentino e Campania, partecipando alle attività del Trento Poetry Slam e dell’Università Popolare del Cilento. Ha creato il movimento Breveintonso, di cui ha curato la pubblicazione della raccolta Poesie il cui titolo è più lungo della poesia stessa (2017). È stato tra gli autori de La Trento che vorrei (Helvetia, 2019). Cura la rubrica radiofonica Il pubblico della poesia su Sanbaradio ed è membro della redazione del blog letterario Poesia del nostro tempo. Ha ideato il progetto di poesia e musica Electro Montale.
Vive a Trento.
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