Lucia Manetti
Le ombre dei tucani sono incontrollabili
Le ombre dei tucani sono incontrollabili. Possono diventare grandi come il debito pubblico, entrare nello stato di famiglia e avere un impatto sull’ecosistema del tuo campo di girasoli, specificatamente attrezzato per il decollo e l’atterraggio di tucani.
Nessuno può niente contro i tucani, tranne il sole.
La luce contiene sette diversi tucani, che insieme danno alle cose il loro colore. Potresti chiedere che ti venga portato il menù dei tucani, con tutta una selezione di solitari gourmet. Prendi i Quattro Tucani dell’Apocalisse: impossibile collegarli con il bluetooth, neanche accendendo il motore dei tucani.
In inverno i termosifoni delle case possono riempirsi eccessivamente di tucani e iniziare a produrre rumori sospetti – questo è il momento di lasciarli andare (codice errore tucano T-8E0E5).
Quando sei triste i tucani scendono lentamente sul tuo viso, gli occhi ti si riempiono di tucani. Puoi inciampare apposta in un’aiuola di rose e di tucani, per diradare le spine. Puoi cadere dalla terrazza direttamente su un tucano di gomma, lanciarti sotto una singolare macchina tucano, poco dopo mezzanotte.
Il pensiero rende i tucani trasparenti, ma se vedi un’ombra mostruosa su una parete, stai pur certo che da qualche parte c’è un tucano che la proietta. Il sole batte i tucani, i tucani battono la morte; se ne consiglia l’assunzione trenta minuti prima dell’ultima cena.
Passano molto tempo da soli, sanno tutto i tucani – potrebbero aver copiato.
Della capacità di rigenerazione dei tucani
Si sono tutti chiesti almeno una volta se i tucani sono mortali.
Da principio c’era un unico tucano ed è solo grazie al dolore e alla morte che adesso possiamo contare una popolazione così frizzante e rigogliosa.
In effetti, i tucani possono evaporare a contatto con la realtà, ma fintanto che ne stanno lontani sono ragionevolmente al sicuro. Questo è l’unico caso in cui non riescono a rigenerarsi.
Se si taglia a metà un tucano con una sega immaginaria, le due parti si separano abbastanza facilmente, bisogna solo avere un po’ di coraggio, perché il tucano di base protesta ed emette dei suoni striduli e fastidiosi, al pari degli esseri umani – tuttavia, una volta divise, sono pronte a diventare nuovi tucani, in tutto uguali al tucano originario.
Qualora invece si avveleni un tucano o lo si schiacci, la sua ombra finisce con l’avvolgere la prima persona che gli passa davanti, trasformandola nell’ombra del defunto tucano, che rivive. Spiace un po’ per lo sventurato, perché diventa appunto l’ombra del tucano, costretta a servirlo in ogni modo, portandogli l’ombrello se piove, pulirgli gli occhiali e cose così.
Ai tucani si può anche sparare con un’arma da fuoco, in questo caso quello che succede è interessante: l’arma da fuoco si fonde con il tucano dando vita ad un tucano esplosivo. Non si sa quando possa esplodere, anche se toccare alcuni argomenti, quali per esempio la lotta di classe, aumenta considerevolmente il rischio di esplosione.
Quando i tucani esplodono ogni pezzettino diventa un nuovo tucano. Insomma non si stancano mai di esistere, hanno questa voglia inesauribile di continuare ad essere tucani, pure se annegati tornano sotto forma di eleganti tucani gonfiabili, che reggono fino ad ottanta chili di carico, per gli esemplari più prestanti.
Se ne fate entrare uno, un poco alla volta il vostro mondo interiore si riempirà di tucani e non avrete più un momento da soli con voi stessi.
Tornare ad essere un fiore
Si può voler tornare ad essere un fiore per ragioni differenti, tutte ugualmente rispettabili. Solitamente, quando non essere un fiore diventa una minaccia per la sopravvivenza.
Può succedere mentre si cammina dietro a qualcuno lungo un fiume, che porta a delle cascate rilevanti per la trama dei personaggi candidati a fiore. Succede anche in mezzo agli alberi, che a un certo punto la terra si apra e lasci uscire delle braccia selvatiche che vogliono riportarti dentro di lei.
Per l’intenso sforzo muscolare del desiderio, il pensiero sprofonda all’improvviso sotto una colonna di atmosfere e oscilli dentro gli occhi di chi ti sta di fianco, interdetto. Le tue movenze ormai di fiore diventano molli, come lo sguardo che si scambiano due fiori su steli perfettamente paralleli, che crescendo all’infinito, così vicini, non riusciranno ad incontrarsi mai. Pure se hanno degli interessi in comune.
Quindi metti live le tue radici nel profondo, crescono tra le dita disperate di chi ti accarezzava la pelle bianca, quasi trasparente, come i petali del fiore che stai diventando. A questo punto sei quasi un fiore, ti attendono trepidanti i cimiteri e il quattordici febbraio, ci sei quasi, manca solo quell’ultima spintarella: devono accompagnarti alla porta del diventare un fiore, bussare all’amministratore delegato dei fiori e chiedere il relativo modulo.
Per tornare ad essere un fiore bisogna lasciarsi tutto alle spalle, senza andare nel panico se i polmoni non si gonfiano, l’ossigeno viene assorbito comunque.
Poi quando c’è finalmente il fiore, tu non ci sei più.
Nota biografica:
Nata a Siena nel 1992, di base a Torino, Lucia Manetti ha collaborato con la rivista Hestetika dal 2015 al 2018, è attiva nel tech dal 2016 e lavora attualmente come direttore marketing per un’azienda di software francese nell’ambito della cybersecurity. Laureata con una tesi di ricerca su Ildegarda di Bingen, diplomata in Concept Art per videogiochi, Lucia ha una formazione umanistica, artistica ed economica. Alcuni dei suoi testi sono comparsi in riviste online come Nazione Indiana e Multiperso.
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