Luigi Balocchi

I sette dolori *

Per esservi figlio, fratello, malnato,
ho seppellito la santa famiglia
degli ubriachi tucc foeura de coo,
io il pagliaccio, mì ‘l matt, il fitto
di spine, io solo vi avrei seguito
a l’Inferna. Qui siete morti pallidi,
muti, nulla per voi, per farmi felice.
Amore che stringi i miei nodi,
fa’ finta che io non sia più.

*I topi

La puzza degli scarti, la luna che si specchia
in una fogna. Ho visto topi golosi uscire da lì.
Occorre una certa vocazione per stanarsi dal buco.
Spesso mi annuso, lo fisso profondo.
Amore che cadi, ammazza altri topi, non me.

La luna

La sera ha un senso
di disfatta. Sbianca
il volto, svanisce
il corpo. Della vita
ho solo il fiuto, gli occhi,
le dita, l’umiltà
del fuggiasco, l’anfratto
della carne, le labbra.
Creaturale voglio
questa terra prediletta.
Al posto della luna
metteteci un culo.
Quello, almeno, si tocca.

Ceneri

La fiamma la carne
il sangue una pozza
d’aceto. È l’ora
della passeggiata,
i conti, l’inverno,
lo specchio, la cura.
Gocciola un pianto
di ceneri e sale,
amore che muori.

Long John Silver

Dove il tesoro
da sempre è sepolto.
Nel corpo che ho amato splende più fondo.
O forse lo sfregio si cura col sale,
il mare, l’addio.

Amputazioni

Tagliate
le mani all’amore.
La lingua,
le tette, il cazzo.
legatelo
in ufficio, il sonno
sul divano,
la dieta, la pasta,
quattro
passi il cagnolino.
È tutta
la sua vita.
Chiamatela così.

La vocazione di Matteo

Hai aperto quella porta, sei entrato.
Giocatori d’azzardo, un tanfo di occhi
curiosi. La tua mano si è alzata,
quel taglio di luce. Avevo nulla, io,
nulla da darti in cambio. Come dirti,
misericordia, delle mie pene?
Così, te ne sei andato. Non so il nome
del bambino che si è alzato per seguirti.