Recensioni
Amelia Rosselli Variazioni Belliche
Amelia Rosselli
Variazioni Belliche
Contiamo infiniti cadaveri. Siamo l’ultima specie umana.
Siamo il cadavere che flotta putrefatto su della sua passione!
La calma non mi nutriva il solleone era il mio desiderio.
Il mio pio desiderio era di vincere la battaglia, il male,
la tristezza, le fandonie, l’incoscienza, la pluralità
dei mali le fandonie le incoscienze le somministrazioni
d’ogni male, d’ogni bene, d’ogni battaglia, d’ogni dovere
d’ogni fandonia: la crudeltà a parte il gioco riposto attraverso
il filtro dell’incoscienza. Amore amore che cadi e giaci
supino la tua stella è la mia dimora.
Caduta sulla linea di battaglia. La bontà era un ritornello
che non mi fregava ma ero fregata da essa! La linea della
demarcazione tra poveri e ricchi.
La famiglia di Amelia aveva origini ebraiche e partecipò attivamente alle vicende storico-politiche dell’Italia fascista. Carlo e Nello Rosselli (padre e zio di Amelia Rosselli) furono militanti antifascisti, fondarono il movimento di resistenza e il giornale “Giustizia e Libertà”. Carlo fu un teorico del Socialismo Liberale. Entrambi i fratelli furono perseguitati e uccisi in Francia dai fascisti nel 1937.
Da quel momento cominciò l’esodo familiare di Amelia. Fu Pasolini a scoprire la poesia di questa scrittrice, pubblicando nella rivista letteraria «Il Menabò», nel 1963, ventiquattro sue poesie e definendo la sua scrittura poetica una scrittura di lapsus. All’attività di musicista, sia come compositrice che come esecutrice, ha affiancato lavori di traduzione, consulenza editoriale e collaborazione a note riviste letterarie. Scrive versi e prose in diverse lingue, prima fra tutte l’inglese; in Italia ha cominciato a pubblicare qualcosa all’inizio degli anni Sessanta, principalmente su riviste, attirandosi l’attenzione e il consenso di noti poeti come Zanzotto, Raboni e Pasolini. La cosa più singolare che colpisce maggiormente nelle sue poesie, soprattutto quelle raccolte nelle prime pubblicazioni, è il linguaggio, del tutto nuovo e originale. È l’autrice stessa a spiegare che “la lingua in cui scrivo volta a volta è una sola, mentre la mia esperienza sonora logica associativa è certamente quella di tutti i popoli e riflettibile in tutte le lingue”.
Amelia Rosselli, fragile e coraggiosa, visse gli ultimi anni della sua vita a Roma, dove morì suicida nel 1996.
Pubblicazioni:
“Spazi metrici”
“Variazioni Belliche”
“Diario ottuso”,
“Serie ospedaliera,
“Documento ’66-’73
”Primi scritti”
“Impromptu”
“Appunti sparsi e persi ’66-’77”
“La Libellula”
“Antologia poetica”
“Sleep”
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