Recensioni
Atlante dantesco. I luoghi di Dante e della Divina Commedia
Il nuovo originale libro del romanziere Gianluca Barbera
a cura di Guido Michelone
Dopo vent’anni passati a fare l’editore con la massima serietà, Gianluca Barbera, reggiano, da tempo esiliatosi nel Senese, si trova al di qua della barricata, ovvero tra gli scrittori che contano; forte di un’esperienza di narratore attraverso decine di racconti sparsi su riviste e antologie, Barbera si sta specializzando nelle autobiografie romanzate, narrando le vita di uomini illustri come pagine di grandi epopee cariche di sorprese, imprevisti, scoperte, colpi di teatro:il tutto comincia, dopo una saga familiare, con l’avventura tragica di Magellano, prosegue con il viaggio visionario di Marco Polo, continua attraverso la storia delle grandi esplorazioni ne Il viaggio dei viaggi, per tentare persino di ricostruire/decostruire il caso Raul Gardini, attraverso la personale vicenda famigliare (e anche per così dire dinastica), conclusasi tragicamente con il suicidio e con il conseguente effetto Tangentopoli.
Definendosi “un cantastorie, un moderno aèdo con la vocazione del viaggiatore filosofo” sembra quasi inevitabile per Barbera farsi sedurre dalla vicenda esistenziale di Dante Alighieri, che viene riletta mediante la narrazione (corredata anche di immagini come un moderno libro-guida) di luoghi, spazi amicizie, passioni del Divin Poeta. Atlante dantesco è un testo che può leggersi come un romanzo, ma essere consultato alla stregua della guida di turistica, giacché si tratta di un’esperienza di viaggio in compagnia di Dante all’interno di quello che risulta essere il suo mondo: un medioevo che sembra un universo sconfinato, che non finisce mai di stupire o di produrre vertigini. Barbera riesce infatti ad andare oltre gli aspetti oscuri, violenti, controversi che denotano non solo i secoli bui, ma anche il Duecento e il Trecento di Dante, carico di guerre fratricide coinvolgenti talvolta lo stesso poeta; l’autore riesce, per dirla con le parole dello storico Jacques Le Goff, a provare come quella risulta“una grande epoca creatrice”, in ogni campo del sapere e dell’arte.
Punto di partenza (e di arrivo) per Barbera resta la Divina commedia, per lui un’opera infinita, intramontabile, che contiene il mondo intero, giacché, per citare Jorge Luis Borges anche esperto dantista: “non c’è cosa sulla terra che non sia anche lì. Ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà. La storia del passato e quella del futuro, le cose che ho avuto e quelle che avrò”. Se la Commedia è dunque un’opera totale (ma forse anche un’opera aperta alla Umberto Eco, per la capacità di leggervi anche noi sempre nuove cose) per quanto riguarda Dante, vengono conquistati dalla sua figura (e dalla sua opera) schiere di scrittori, intellettuali, artisti, filosofi e soprattutto lettori (anche popolari) di ogni epoca.
Infatti dopo la Bibbia, Omero, Shakespeare, proprio Dante è l’autore più citato di tutti i tempi e senza dubbio è ancora oggi uno degli Italiani più noti al mondo; tutto testimonia una fama planetaria, perché ogni cosa che reca un’impronta dantesca desta attenzione, si tratti di film, libri, musica, fumetti, pubblicità, videogiochi, abbigliamento, turismo; Dante insomma è ormai un’icona globale, per certi versi anche un’icona pop.
Per gli Italiani è quasi ovvio o naturale capire l’origine della centralità dantesca, visto che da secoli è giustamente ritenuto il padre spirituale della lingua e della nazione italiane. Ma oggi per il Barbera dell’Atlante dantesco è più interessante tentare di capire le ragioni dell’ apprezzamento e della popolarità nel mondo intero.
Innanzitutto, c’è la grandezza letteraria, artistica, culturale, mediatica della Divina commedia e subito dopo della Vita Nova e degli scritti sulla lingua italiana (come la lettera a Can Grande della Scala); poi c’è la considerazione di Dante anche quale uomo di insuperabile dirittura morale (malgrado le ingiuste accuse che rivoltegli da avversari o corrotti). Barbera insomma invita a leggere Dante non solo come poeta ma anche quale esempio per gli uomini del suo tempo e per quelli di oggi, per via di una statura morale ai massimi livelli.
Secondo Barbera, Dante insomma viene efficacemente dipinto quasi come un filantropo che si prodiga per il bene comune, sempre con un senso di responsabilità, che a sua volta appare di moderno civismo. Si tratta quindi di uno scrittore e politico di profonda umanità e di spassionato impegno, la cui instancabile ricerca della verità tocca molti ambiti in un senso quasi totalizzante, confermandosi oggi un vero punto di riferimento chiaro e sicuro in un’epoca di confusione (per usare un eufemismo) generale come l’attuale; e Dante non è attuale solo perché esprime alcuni concetti validi ancor oggi, ma lo è anche per come si spinge avanti, proiettando il lettore (e se stesso) nel futuro, sia per quanto riguarda la letteratura sia per i cosiddetti valori etici. Leggendo questo meraviglioso Atlante dantesco sembra infine che dell’uomo e del poeta emergano i caratteri indicati, circa settecento anni dopo, da Italo Calvino nelle Lezioni americane come i fondamenti “per una letteratura del nuovo millennio”.
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