Dieci romanzi 2020

a cura di Guido Michelone

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Per Natale, Capodanno o la Befana fioccano le Top 5, Top 10, Top 20, Top 100 di ogni tipo. Per qualsiasi attività umana, dai dischi ai libri, dai film ai ristoranti, dai personaggi vip alle invenzioni mirabolanti è tutto un proliferare di classifiche e resoconti che giornali e social richiedono agli esperti e al pubblico. Alla fine, si possono distinguere solamente due tipologie per questi elenchi: da un lato le Top compilate da grandi conoscitori (ovvero specifici professionisti) per un argomento mirato; dall’altro le Top da prendersi come un gioco, quali consigli per gli acquisti e forse ‘nulla più’, vista l’eterogeneità dei testimoni. A titolo esemplificativo si possono indicare, nel primo caso, su «Alias» de «Il Manifesto» le classifiche dei migliori libri di musica degli anni Duemila, compilate dai critici musicali dello stesso quotidiano; nel secondo per «Tuttolibri» de «La Stampa» i resoconti di alcuni librai da tutt’Italia delle novità dell’anno da loro più apprezzate.

Questa riflessione su dieci romanzi 2020 sta, metodologicamente, a metà strada esatta fra le due tipologie, avvalendosi di una sensibilità per così dire accademica che va però bilanciata su scelte ‘forzate’, nel senso che vengono mutate da un ristrettissimo numero di libri selezionati per gusto, curiosità, diletto, fascinazione. In altre parole, questa Top 10 non pretende di essere assoluta o definitiva, al contrario riguarda la lettura di romanzi che, con modalità spesso diversa l’una dall’altra (la lingua, lo stile, la forma, il contenuto, l’argomentazione, eccetera) colpiscono il lettore, presentando via via elementi di novità, interesse, partecipazione, coinvolgimento sul piano narrativo, che, a sua volta, è in fondo l’aspetto motivazionale primario di ogni romanzo contemporaneo. Ecco, quindi, i dieci romanzi 200, presentati per autore in rigoroso ordine alfabetico, con brevi commenti critici.

Abbate Fulvio, La peste nuova, La nave di Teseo.

Meriterebbe maggiori e migliori attenzioni, da parte della critica ‘laureata’ l’opera del narratore romano, che risulta satiro, provocatore, antipatico, non si sa se per natura o vocazione. Anche questo, come altri, è un testo intelligente di autobiografia malcelata, che porta a una serie di riflessioni importanti sul ruolo (decisivo?) dell’intellettuale italiano.

Avoledo Tullio, Nero come la notte, Marsilio.

Rivelatosi nel 2003 con L’elenco telefonico di Atlante, lo scrittore friulano esordisce ora nel genere noir con una torbida vicenda, ambientata nella stessa immaginaria città del libro d’esordio, un luogo insomma dove agisce un’umanità violenta, rabbiosa, corrotta, in cui cerca lumi Sergio Stokar, il poliziotto buono.

Barbaglia Alessandro, Nella balena, Mondadori.

Librario, poeta, cabarettista, ma dal 2017 anche narratore di razza, con questo terzo romanzo conferma un’attitudine onirica e favolista che forse non trova eguali nel panorama italiano: “Sapete cosa fa davvero paura della balena? Che ci si possa entrare. E sapete cosa la rende davvero irresistibile? Che sia facilissimo farlo. Non scherzo”.

Dandini Serena, La vasca del Führer, Einaudi.

Ai veri intellettuali desta giustamente qualche sospetto la scelta letteraria dei divi del giornalismo o della televisione, anche solo per la facilità con cui riescono a pubblicare da grossi editori. Nonostante ciò, questa biografia romanzata di Lee Miller è un ottimo libro, anche solo per far conoscere popolarmente la storia vera e la vita spericolata di una fotografa avanguardista.

Magnus Ariel, L’esecutore, Guanda.

Lo scrittore argentino dipinge un ritratto degli anni trascorsi vicino a Buenos Aires da Adolf Eichmann, sotto pseudonimo, fino alla cattura da parte del Mossad: sul criminale nazista, responsabile materiale del genocidio ebraico, l’ennesima, ma sempre valida e ancor oggi necessaria riflessione sulla ‘banalità del male’.

Miéville China, Gli ultimi giorni della nuova Parigi, Fanucci.

Quarantottenne, britannico, autore perlopiù di fantascienza, questo romanzo devia in parte dal genere preferito per addentrarsi negli anni Quaranta e Cinquanta abilmente contraffatti e reimmaginati da un gusto surrealista impiegato anche nella narrazione medesima con risultati sorprendenti.

Mozzi Giulio, Pugno Laura, Oracolo Manuale per poete e poeti, Sonzogno.
Non è propriamente un romanzo, bensì il sequel dell’oracolo sulla narrativa (redatto dal solo veneto) che per la lirica s’avvale della grande scrittrice romana, dispensando consigli (e qualche regola) in modo anticonformista, con un metodo – qui top secret – che sorprenderà chiunque. Si legge come un romanzo…

Negri Francesco, Ultimo Stadio, Transeuropa.
Il ventiseienne milanese, all’esordio con la casa editrice del romanziere Giulio Milani, propone una visione apocalittica della propria città, servendosi, come tecnica letteraria, delle culture giovanili che popolano l’attuale immaginario: sampling e slang gli consentono un’originalità che turba e al tempo stesso affascina.

Robinson Kim Stanley, I Marziani, Fanucci.
Scritto nel 1999, da parte di un autore di science-fiction – oggi ritenuto tra i migliori delle ultime generazioni – che dedica al Pianeta Rosso ben altri tre romanzi, il libro può essere letto non solo come una serie di mirabolanti avventure, ma anche e soprattutto quale riflessione su un mondo alieno molto più simile al nostro che ad altro.

Sarti Carlo, L’aspiratore e la salvezza dell’anima, Gremese.
Per l’eclettico artista bolognese – presente anche nel cinema con tre significative regie – il secondo romanzo che segue di 10 anni il genialissimo 190 milioni di anni dopo, conferma la vis comica, la posizione originale, la vena dada-surreale che si cimenta, con toni onirici, sulla cronica debolezza dello spirito umano.