Recensioni
European feeling nella storia del jazz (parte 2)
Connotare un sound diverso
Pensando, dunque alla storia (o alle storie) del jazz in Europa attraverso un european feeling comune in grado di connotare un sound diverso da quello delle Americhe, dell’Africa, dell’Asia, occorre però avere in mente le iniziative che sul Vecchio Continente accolgono la novità d’Oltreoceano: infatti nelle grandi città si esibiscono anzitutto per la prima volta diverse jazz band nere alla fine della Prima Guerra Mondiale al seguito delle truppe statunitensi, facendo piazza pulita delle credenze fuorvianti che ancora circondano il jazz quale ‘sentito dire’. Ma nel giro di un decennio la situazione cambia decisamente in meglio come dimostra già nel 1929 il significativo esempio di Copenaghen (Danimarca), nel cui Conservatorio, si tengono i primi corsi di musica jazz in assoluto, mentre in Italia si dovranno attendere gli anni Settanta, in via sperimentale e Novanta in quella definitiva; sulla didattica attorno al jazz ci sono velocità diverse non solo tra nazioni ma anche all’interno dei Conservatori se si pensa che ancor oggi (2021) in molte sedi italiane manca il corso di laurea in jazz o la cattedra di Storia della Musica Jazz (assente quest’ultima anche in molte facoltà, DAMS compreso).
L’european feeling per antonomasia dalla metà degli anni Trenta fino alla contestazione sessantottesca è quasi esclusivamente francese, poiché è l’Hexagone a dettar legge in fatto di cultura e di arte del jazz, anche grazie all’interessamento di tanti compositori e dei movimenti artistici delle cosiddette avanguardie storiche (fauve, cubismo, dada, surrealismo), che trovano a Parigi per circa un trentennio la sede ideale per sperimentare in assoluta libertà. Ed è proprio sia dalla Ville Lumière sia centri sulla Côte d’Azur che sorgono i primi hot club (circoli del jazz, nel 1932, grazie a Hugues Panassié ), il primo mensile («Jazz Hot» nel 1935, sempre Panassié con Charles Delaunay), la prima casa discografica solo jazz (la label Swing di Delaunay), il primo libro sul jazz (Le Jazz di André Schaeffner e André Coeuroy già nel 1926!) e il primo festival interamente jazzistico (la Gran parade du jazz a Nizza dal 1948), nonché il primo stile jazz precipuamente europeo (lo swing gitan o jazz manouche, benché la denominazione venga usata solo in tempi recenti).
Nel 1971, verso la fine di una delle straordinarie lezioni-concerto, intitolate Dal jazz al pop e divenute fortunate opere discografiche (stranamente mai riversate su CD), il pianista Giorgio Gaslini sostiene che sia ormai giunto il momento dell’Europa, che nel jazz vanta ‘tanti’ solisti, ma ‘pochi’ stili; all’epoca l’osservazione può sembrare giusta, perché ancora non esiste consapevolezza di un european feeling: il Continente, succube della Guerra Fredda, è ancora rigorosamente diviso tra Est filosovietico e Ovest liberale e democratico, salvo le dittature in Spagna, Portogallo e Grecia, benché nasca proprio in uno Stato comunista, la Polonia, a Varsavia, la rivista «Jazz Forum» fondata dal contrabbassista Jan A. Byrczek nel 1964 e pubblicata in tre lingue (polacco, inglese, tedesco) e giunta a essere distribuita in ben 103 Paesi del Mondo; grazie a «Jazz Forum» nel 1969 prende il via qualcosa che non poco aiuterà a formare un european feeling, così come oggi sembra assodato ovunque.
Utenti on-line
Ci sono attualmente 3 Users Online