Approfondimenti
French Jazz Style 3 Rive Gauche, dixieland e bebop
A livello di musicisti
A livello di musicisti, french jazz style significa oggi, già dal 1986, per originalità della proposta, ONJ, ovvero Orchestre National du Jazz, costruita grazie alla disponibilità di Jack Lang, allora Ministro della Cultura: da qui, infatti, sotto la guida di Maurice Fleuret, nominato nel 1982 responsabile dei settori musica e danza, inizia un progetto per aiutare la musica diversa dalla classica, che porta a istituire una commissione consultiva per il jazz, composta da musicisti, produttori, giornalisti, organizzazioni professionali, sindacati e associazioni di musicisti; nell’estate 1985 Lang annuncia la creazione di una big band francese, sovvenzionata dallo Stato, destinata a rinnovare tradizioni e repertori delle orchestrone attive fin dalla swing era.
L’ONJ tiene un ottimo concerto inaugurale il 3 febbraio 1986 al Théâtre des Champs-Élysées, sotto la direzione di François Jeanneau, il quale, pur avendo pochissime settimane di prove, fa del suo meglio, forte sia della pubblicizzazione dell’evento (numerose le personalità invitate come Danielle Mitterrand, Simone de Beauvoir, Roger Hanin) sia di grandi jazzmen ospiti, in particolare Gil Evans, Martial Solal, Michel Portal. Da allora al 2017, ogni due-tre anni cambia il direttore, scelto tra i maggiori musicisti francesi – Antoine Hervé, Claude Barthélémy, Denis Badault, Laurent Cugny, Didier Levallet, Claude Barthélemy, Franck Tortiller, Daniel Yvinec, Olivier Benoit – con l’unica significative eccezione dell’italiano Paolo Damniani (contrabbasso e violoncello) dal 2000 al 2002, il quale, a sua volta, invita nell’ensemble altri due connazionali, Gianluca Petrella (trombone) e Javier Girotto (ance).
Del resto la presenza di italiani, a Parigi e dintorni, è alta dagli anni Novanta a oggi: francesi ‘di fatto’ sono ad esempio Aldo Romano (batteria) e Riccardo Del Fra (contrabbasso), mentre altri residenti, per periodi più o meno lunghi, rispondono ai nomi di Flavio Boltro, Paolo Fresu, Stefano di Battista, Marco Di Marco, Paolo Conte, mentre, oltre i già ricordati Grappelli, Crolla, Galliano, sono tantissimi les jazzistes francaises d’origine italienne: ad esempio in ordine alfabetico André Ceccarelli, Michel Benita, Céline Bonacina, Patrice Caratini, Théo Ceccaldi, Françoise, Fognini, Awa Ly, Frédéric Monino, Vincent Peirani, Cecil L. Recchia, Michel Reis, oltre l’incommensurabile Michel Petrucciani, divenuto nel breve periodo della tormentata esistenza, un’autenica stella, anche oltre il jazz.
Il french jazz style è insomma una realtà consolidata anche dai numerosi musicisti che vengono a comporre la storia del jazz europeo e in molti casi persino internazionale; l’elenco sarebbe lunghissimo, ma per limitarsi a 30 grandi jazzmen, oltre quelli finora citati, piace rammentare, sempre in ordine alfabetico, George Arvanitas, Claude Bolling, Médéric Collignon, Alix Combelle, LesDouble Six, Jef Gilson, Michel Legrand, Eddy Louiss, Jacques Loussier, Bernard Lubat, Ibrahim Maalouf, Pierre Michelot, Francois Moutin, Bernard Peiffer, Jean-Luc Ponty, Michel Portal, Le Quator de Saxophone, Henri Renaud, Louis Sclavis, Martial Solal, Les Swingle Singers, Jacky Terrasson, Henri Texier, Erik Truffaz, Urban Sax, René Urtreger, Maurice Vander, Christian Vander, Ray Ventura, Barney Wilen.
Guido Michelone
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