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Gli applaudire con i piedi di Anna Rollando
Gli applaudire con i piedi di Anna Rollando
Riflessioni sulla musica classica con la celebre violista e scrittrice
Guido Michelone
Le mani impegnate
“Quando il concerto è finito noi dell’orchestra abbiamo le mani impegnate dagli strumenti, così battiamo i piedi sulle tavole del palcoscenico per mostrare il nostro entusiasmo. Ringraziamo il direttore dell’orchestra e il pubblico. Ma c’è anche un altro ‘applauso con i piedi’: quando un collega fa un assolo bellissimo, noi strofiniamo i piedi sul pavimento facendo un rumore sordo per far sentire al solista che abbiamo gradito. Il musicista è rincuorato dal sostegno, si carica e la sua suonata diventa prorompente. L’applauso con i piedi funziona”. Con queste parole Anna Rollando presenta se stessa, ma soprattutto i suoi nuovi libri.
Ed ecco in quasi 700 pagine, divise in due tomi, forse per la prima volta in ambito italiano, una guida tanto pratica quanto ghiotta di curiosità, esempi, suggestioni per volersi accostare all’universo intricato della cosiddetta musica classica, dove convivono storicamente Farinelli il principe dei castrati, Florence Foster Jenkins il peggior soprano di cui c’è notizia, Nannerl Mozart sorella ignorata del genio Amadeus, in un affresco popolare, mirabilmente scritto fino a diventare una concreta occasione per scoprire e ammirare, tra divertissement e leggerezza, quanto l’esperienza colta risulti di fatto intrinseca alla vita quotidiana.
Ma la Rollando, nel sequel, si chiede pure se Fare musica sia davvero un mestiere o resti sempre e solo un piacevole passatempo; e risponde narrando l’affascinate e impervia “arte delle note”, ovvero come si studia, come si insegna, come si compone, come si ascolta. Racconta altresì la musica quale libertà in tempo di oppressione (l’esistenza nei Lager nazisti di vere orchestre), ma soprattutto le vicende e i retroscena dei maggiori melodrammi, gli strumenti classici e quelli più stravaganti, il delicato incontro/scontro tra la musica classica e quella pop, il tutto con l’obiettivo di far scoprire un mondo ancora poco conosciuto, per imparare ad amare e ascoltare senza preconcetti ciò che lo scrittore francese Alphonse de Lamartine giudica “la letteratura del cuore”.
Due libri identici
Dunque non capita spesso, almeno in Italia, di trovare ‘due libri identici’, insomma uguali nel titolo e nella copertina (tranne per il colore, rosso il primo, turchese il secondo: Applaudire con i piedi (Graphofeel Edizioni, Roma) con il numero 2 a differenziali, ma soprattutto grazie ai contenuti, già assai ben sintetizzati nei due sottotitoli: Segreti e curiosità della musica colta e Il difficile e meraviglioso mestiere. A scriverli è una violonista di fama internazionale, Anna Rollando, spezzina (ma romana d’adozione), bionda, elegante, raffinata, giovanile, ma soprattutto con un bagaglio culturale di primisisma qualità, che però si confronta anche con la cultura di massa: tra le sue colaboarzioni in veste di strumentista ci sono Ennio Morricone e il Teatro dell’Opera di Roma, come pure Massimo Ranieri e il Rondò Veneziano. E in veste di consulente e curatrice, il nome di Anna Rollando si trova accanto a quello di mitiche trasmissioni popolari per il piccolo schermo da Buona Domenica al Maurizo Costanzo Show, da La Corrida a Ti lascio una canzone.
C’è da chiedersi in un periodo in cui la musica classica è un po’ la cenerentola di tutte le musiche mediatizzate, due libri come Applaudire con i piedi inaspettatamente, siano diventati un autentico caso letterario e a cosa si debba la loro fortuna. A rispondere è l’autirce medesima che si trova persino sorpresa e imbarazzata da cotanto seguito: “Accipicchia! Addirittura un caso letterario! Grazie delle belle parole ma non credo che i miei libri abbiano avuto davvero così tanto rilievo. Di sicuro sono piaciuti a tante persone, e in molti me l’hanno fatto sapere alle presentazioni e anche tramite i social, con mio grande stupore e piacere”.
La curiosità allora è sapere quali possano essere i motivi della buona risposta da parte dei lettori di Applaudire con i piedi: “(…) forse – è sempre la Rollando a parlare – nasce dagli elementi di base che ho utilizzato nel primo e ho voluto fortemente mantenere anche nel secondo libro: la semplicità nel raccontare e l’amore per il mondo della musica classica, nella sua interezza, che mi appartiene e che vorrei condividere con tutti. Sono due libri semplici nel linguaggio ma non per questo poco accurati o interessanti: sono ricchissimi di contenuti per tutti, appassionati, curiosi o anche per chi non ne ha mai saputo nulla”. C’è però un’ulteriore questione, forse più emotiva che razionale, che coinvolge molti lettori anche non necessariamente melomani: “Un altro elemento che ha giocato a favore dei miei libri penso possa essere il titolo, curioso e che rimane in mente facilmente: tutti me ne chiedono l’origine, e quando la racconto rimane sempre molto impressa”.
Poliedrica esperienza
Nella sua poliedrica esperienza con la musica (scrittura, viola e violino, didattica, organizzazione) Anna si domanda più o meno direttamente quali siano i modi migliori per avvicinare i giovani alla musica classica,pensando a tanti ragazzi che ascoltano e conoscono solo pop o rapo trap di pessima qualità e non certamente a quelli dei licei musicali, dei Dams, delle accademie, dei conservatori o delle scuole popolari di musica già in parte o del tutto motivati. Certo una sola risposta è difficile: “Non so – riflette l’Autrice – se ci sia un metodo efficace e valido per tutti, se ci fosse lo userei e lo divulgherei ovunque. Ma è giusto anche così: ognuno ha gusti differenti, e ciascuno di noi ha attraversato differenti fasi della vita accompagnati da musica di ogni tipo, cambiando gusti con l’età e con le esperienze. Alle volte per avvicinarsi a musica complessa è solo necessario diventare noi un po’ più complessi”.
E se in fondo un metodo esistesse o venisse scoperto davvero? “Credo – è sempre lei a disquisire – che [il metodo] passerebbe attraverso l’ascolto dal vivo: portare un ragazzo ad un concerto ‘poderoso’, magari i Carmina Burana di Carl Orff, o a vedere un’opera lirica allestita in un luogo incredibile, per esempio l’Arena di Verona, potrebbe essere qualcosa che stimola i ragazzi a prendere in considerazione le emozioni che questa musica può suggerire. E poi chissà, se si semina bene magari i risultati arrivano col tempo…
Sono in molti a sostenere non tanto negli ambienti musicali, quanto piuttosto nel variopinto sistema dell’intellighenzia italiana e che la cosiddetta classica o colta o dotta – in un’esperienza millenaria, documentata fin dal canto gregoriano e passata attraverso stili ed epoche condivisi con altri linguaggi artistici, tant’è che si parla via via di musica rinascimentale, barocca, romantica, impressionista, espressionista sperimentale, neoavanguardista, minimal, eccetera sia più ostica da fruire rispetto ad esempio alla narrativa o alla pittura, al cinema o al fumetto.
Cognizione di causa
E una domanda sorge quindi naturale ad Anna, che spazia con cognizione di causa da Dufay a Bach, da Vivaldi a Chopin, da Debussy a Glass: come da giovanissima è riuscita a avvicinarsi all’universo delle sette note di Mozart o di Beethoven, non di Celentano o di Ligabue: “Lo dicono ‘quasi’ tutti, non io! L’idea di fondo dei miei libri è proprio che questa non è musica difficile, basta farsi attraversare dalle emozioni senza farsi domande complicate. Ci sono livelli diversi di comprensione in ogni cosa: se qualcuno volesse approfondire può decidere di studiare la musica, ma per poterla apprezzare è sufficiente mettersi ad ascoltarla con serenità e curiosità. Chi dice che non viene ai concerti perché ‘non capisce la musica classica’ dice una mezza verità: secondo te chi va ai concerti di Gigi D’Alessio conosce gli accordi che usano i musicisti, e capisce quali cadenze o giri armonici vengono usati? Non credo, eppure non direbbe mai che non va perché non capisce, semmai sceglie se il cantante gli piace o meno, tutto qui”.
Resta però aperto il problema su come lo studioso, l’esperto, l’amante di Paganini, Verdi, Ciaokovskj, Stockhausen deve, possa o voglia porsi nei confronti del fan di Gigi D’Alessio – che pur ha studiato in Conservatorio e si sente – o dei molti seguaci dei troppi idoli di carta o di plastica: “Credo – precisa la Rollando – che ascoltare la musica classica senza pregiudizi sia un regalo che ci dobbiamo: e tieni conto che parliamo di mille anni di musica, possibile che non ci sia niente di nostro gusto? Magari le Quattro Stagioni di Vivaldi, il Bolero di Ravel, ‘Lascia ch’io pianga’ di Haendel, ‘Un bel dì vedremo’ di Puccini – solo per fare quattro esempi a caso?”.
Ma per una musicista che quotidianamente interpreta in pubblico o su disco importanti partiture è inoltre arduo stabilire se sia forse più difficile la pratica dell’ascolto di quella esecutiva: “Sono, a mio avviso, due facce della stessa medaglia: senza esecutori non ci sarebbe nulla da ascoltare, e viceversa senza pubblico nessuno avrebbe nulla da eseguire. Non saprei dire davvero se una cosa sia più difficile dell’altra, forse dipende dal livello con cui entrambe le attività vengono affrontate”.
Troppa gente
La faccenda si complica ulteriormente quando si ascolta, persino in ambito classico, troppa gente che suona uno strumento ma di fatto non è attenta alla musica, percependola solo come un fatto meccanico o un credo esibizionista: “Questo – sottolinea Anna – è un discorso piuttosto delicato: come in ogni settore, artistico e professionale, ci sono persone che affrontano le cose superficialmente e altre che approfondiscono alcuni ambiti con più cura. Ci sono certamente molti strumentisti che intendono lo studio di uno strumento solo come un esercizio atletico e virtuosistico, senza dedicarsi ad approfondire gli aspetti più astratti della musica: ma c’è molta ‘bellezza’ anche nella perfezione di un gesto fisico, nella ripetizione perfetta di un passaggio, nell’impegno quasi ascetico del musicista che ripete lo stesso movimento all’infinito fino a renderlo elegante e infallibile”.
A ben vedere, il mondo della musica classica è assai variegato rispetto a quelli delle sonorità maggiormente popolari e mediatizzate: “Ci sono anche altri che prediligono l’aspetto spettacolare e commerciale, direi quasi l’aspetto più narcisistico. Ma ci sono anche tanti professionisti che dedicano tutta la vita a comprendere con passione i meccanismi sottili e affascinanti di un mondo che non finisce mai di stupire. In ogni caso, a mio avviso, c’è posto per tutti: la ‘musica è un mondo così grande che accoglie tutti coloro che le portano rispetto e la amano”.
Avvicinandosi alla fine del discorso e in riferimento all’Anna Rollando musicista trasversale, che suona partiture cameristiche, sinfoniche, operistiche, leggere, cantautoriali, eccetera, viene spontaneo chiederle il tipo di giovamento di tali poliedriche esperienze: “Innanzitutto serve a capire che ogni tipo di musica ha valore quando affrontata con rispetto, professionalità e serietà: ogni genere musicale ha il proprio repertorio, il proprio tipo di difficoltà e di peculiarità, e richiede abilità e capacità espressive differenti. Fermo restando che ognuno ha le proprie preferenze, ritengo che sia importante saper affrontare vari generi, per poi magari scegliere quello che ci è più congeniale. E ogni diverso genere ci porta diversi tipi di divertimento e appagamento: l’importante è affrontare tutto con impegno e senza preconcetti”.
Hildegarda von Bingen
E per concludere, vista l’eccezionalità di avere un critico musicale donna (fatto rarissimo, almeno in Italia), la domanda finale ricade necessariamente su una musicista assai influente nella storia, Hildegarda von Bingen, nata nel 1098 a Bermersheim vor der Höhe, vicino aa Alzey (Assia Renana) e morta nel 1179 a Bingen am Rhein (Renania); per Anna si tratta di “un personaggio eccezionale, una figura modernissima, un’artista, intellettuale, scienziata e mistica. Nel libro ho voluto brevemente raccontare la sua vita, insieme a quella di qualche altra donna musicista del passato, per ricordarci che i libri di storia della musica raramente parlano di musica al femminile. In effetti le convenzioni sociali hanno spesso impedito al ‘gentil sesso’ di esprimersi liberamente, ma ci sono state figure ragguardevoli in ogni epoca”.
In effetti solo di recente la von Bingen sta ottenendo una giusta ricollocazione nella storia della musica, con grande gioia della Rollanda: “Hildegarda era una monaca benedettina che ha scritto canti gregoriani meravigliosi. Naturalmente tutto il suo lavoro è pervaso di misticismo, dato il contesto in cui si esprimeva, ma vorrei aggiungere due curiosità: poiché inventò anche una sorta di misteriosa lingua universale Hildegarda viene considerata la patrona degli esperantisti, e , dato che diede il suo contributo allo studio del luppolo come ingrediente della birra, il 17 settembre , giorno della sua morte, gli amanti della birra appunto festeggiano il St.Hildegarda Day. Era un personaggio notevole, direi…”.
Non a caso Papa Benedetto XVI il 10 maggio 2012 la proclama Santa, oltre essere già la patrona dei filologi. Ma di vicende simili a questa è fittissima la storia della musica: basta leggere i due Applaudire con i piedi per rendersene conto.
* per le foto si ringrazia Sipario Web
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