Approfondimenti
Jana Černá
a cura di Paola Silvia Dolci
Jana Černá (Honza Krejcarova) (Praga, 1928 – Praga, 1981)
Ancor prima di conoscere la storia avrei dedicato queste poesie a mia madre.
Franz Kafka: Lettere a Milena
«È già tanto tempo che non le scrivo, signora Milena, e anche oggi Le scrivo soltanto per caso: Veramente non dovrei neanche scusarmi se non scrivo, Lei sa come odio le lettere. Tutta l’infelicità della mia vita – e con ciò non voglio lagnarmi, ma soltanto fare una costatazione universalmente istruttiva – proviene, se vogliamo, dalle lettere o dalla possibilità di scrivere lettere. Gli uomini non mi hanno forse mai ingannato, le lettere invece sempre, e precisamente non quelle altrui, ma le mie. Nel caso mio si tratta di una disgrazia particolare, della quale non voglio dire altro, ma nello stesso tempo anche di una disgrazia generale.
La facilità di scrivere lettere – considerata puramente in teoria – deve aver portato nel mondo uno spaventevole scompiglio delle anime. È infatti un contatto fra fantasmi, e non solo col fantasma del destinatario, ma anche col proprio, che si sviluppa tra le mani nella lettera che stiamo scrivendo, o magari in una successione di lettere, dove l’una conferma l’altra e ad essa può appellarsi per testimonianza. Come sarà nata mai l’idea che gli uomini possano mettersi in contatto fra loro attraverso le lettere? A una creatura umana distante si può pensare e si può afferrare una creatura umana vicina, tutto il resto sorpassa le forze umane…».
«Questo incrociarsi di lettere deve cessare, Milena, ci fanno impazzire, non si ricorda che cosa si è scritto, a che cosa si riceve risposta e, comunque sia, si trema sempre».
Milena Jesenská, davanti il portone della prigione della Gestapo, lasciò Jana.
I testi di Jana rimasero inediti per più di trent’anni.
podio, tatàn
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