Recensioni
Jazz oggi
a cura di Guido Michelone
Esattamente un anno fa, nel marzo 2017 si è festeggiato il centenario del primo disco di jazz (Livery Stable Blues), un traguardo importantissimo che restituisce alla Storia con la S maiuscola non solo un secolo esatto non solo di registrazioni musicali, ma soprattutto ribadisce la forma di testualità forse più obiettiva o corretta per discutere, studiare, approfondire il senso del passato e del presente jazzistici. E proprio riguardo alla contemporaneità, estesa in questo caso agli ultimi vent’anni, sorge quasi subito una constatazione: dal 1997 a oggi il numero di dischi jazz prodotti in tutto il mondo si avvicina forse a quelli realizzati in tutto il periodo restante, vale a dire i quattro quinti di storia del jazz medesimo.
È un dato su cui riflettere, giacché all’enorme quantità- con la diffusione oggi praticamente in tutto il mondo, visto che solo in pochissime nazioni il jazz è vietato o clandestino equiparabile ai processi di globalizzazione non corrisponde una similare originalità: ora ad esempio il jazz è suonato bene ovunque (forse meglio che in passato), ma dagli anni Novanta a oggi viene a mancare non solo il genio assoluto, il solista rivoluzionario, l’innovatore supremo, ma latitano anche i buoni maestri da seguire o qualche figura di riferimento (con l’esclusione, ovviamente, dei grandi vecchi operativi da decenni, da Sonny Rollins a Lee Konitz, da Keith Jarrett a Carla Bley).
Non si vedono all’orizzonte i capiscuola del valore di un Armstrong, un Ellington, un Parker, un Davis, un Coltrane, forse perché il jazz risulta adesso troppo dispersivo, sovraffollato, autoreferenziale. Anche a livello stilistico difficile trovare scuole, tendenze, movimenti, linguaggi, che, un tempo, quasi ogni a decennio, connotano un iter evolutivo incessante, ad esempio dal dopoguerra bebop, cool, west cosst, r’n’b, soul, hard bop, third stream, modale, bossanova, free, jazzrock, fusion, salsa, eccetera.
Anche una nuova denominazione, usata da taluni jazzisti newyorchesi, BAM Black American Music, anziché inclusiva, come forse nelle intenzioni teoriche, appare di fatto limitata ai continuatori dell’hard bop che in tutto il mondo, da oltre sessant’anni, in effetti rimane ancora lo
stile prevalente, almeno quelli reclamanti la purezza oggettistica.
Poi, sempre grosso modo, con il Nuovo Millennio si sta ancora constatando l’uso e l’abuso di espressioni che accostano la parola jazz ad altre forme musicali, ragion per cui esistono via via un acid jazz, un world jazz, un ethno jazz, un rap jazz, un techno jazz, un electro jazz, che raccolgono esperienze variegate e fin troppo versatili. Altri tre neologismi sono invece ricorrenti fra la critica e il pubblico giovanili: electro-swing è musica da ballo, spesso creata da Dj, che combinano i dischi delle big band con i ritmi da discoteca; un jazz raccoglie quanto c’è di nuovo a livello di eterogenee contaminazioni con la dance e il clubbing; future jazz risulta anch’esso elettrico e industrial, forse però maggiormente consapevole di una ricerca che non guarda affatto indietro.
Comunque, giusto per farsi un’idea del jazz di oggi , si possono indicare sedici bei dischi usciti dal marzo 2017 al marzo 2018 in rappresentanza delle varie categorie estetiche del linguaggio jazzistico medesimo. Si può iniziare con l’hard bop bianco (Harrell, Bergonzy, Gates, Binney) e proseguire con il cosiddetto latin jazz (Sosa e Mendoza) fino ad agganciarsi alla jazz-poetry (Bloom) o a tre incontri fra musicisti diversi per cultura stile (Baars e Burrell, Eade e Blake, Da-Kali e Kronos). Una spinta considerevole giunge anche dal jazz europeo legato via via a esperienze avanguardiste (Tippett e Carrier), omaggi (Bates), tradizione americana (Bronner), etnicità (Godard) , world music (Galliano) nordic jazz (Tingvall) in un turbinio di manifestazione sonore che confermano l’ottimo stato di salute espressiva di quella che era la musica del XX secolo e sarà probabilmente anche del XXI.
Sedici dischi jazz 2017-2018 in ordine alfabetico per autore
Bates Django & Frankfurt Radio Big Band, Saluting Sgt. Pepper (Edition)
Bergonzy Jerry, Dog Star (Savant)
Binney David, The Time Verses (Criss Cross)
Bloom Jane Ira, Wild Lines: Improvising Emily Dickinson (OutLine)
Brönner Till, The Good Life (Sony)
Carrier François, Oneness (FMR)
Duo Baars Henneman & Burrell dave, Trandans (Toondist)
Eade Dominique & Blake Ran, Town And Country (SunnySide)
Galliano Richard, New Jazz Musete (Ponderosa)
Gates Giacomo, What Time Is It? (Savant)
Godard Michel & Radwan Ihab, Doux Désirs (Dodicilune)
Harell Tom, Moving Picture (HighNote)
Mendoza Vince & WDR Big Band Cologne, Homecoming (Jazzline)
Sosa Omar & NDR Bigband, Es:sensual (Otá)
The Keith Tippett Octyet, The Nine Dances Of Patrick O’Gonogon (Discus)
Tingvall Trio, Circklar (Skip)
Trio-Da-Kali & Kronos Quartet, Ladilikan (World Circuit).
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