Le ‘cose dell’altro mondo’ in un libro illustrato

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a cura di Guido Michelone

Il Museo della Cacca, il robot che va a scuola, gli squali e il jazz, il catalogo dell’Ikea, Professor Dumpster, Napflix: c’è un libro recente Cose dell’altro mondo (Edizioni Clichy) composto dai racconti di Giorgio Biferali (di professione scrittore) e dalle immagini di Elisa Puglielli (illustratrice e visual design) che può far riflettere tutti su dove stia andando l’umanità e quanto essa faccia per rendere la vita più bella, solare, interessante. È indirettamente una sorta di manuale necessario anche per comprendere taluni meccanismi dell’arte contemporanea. Il senso è questo: l’autore racconta 40 notizie di fenomeni, personaggi, luoghi, oggetti, che risultano via via inusuali, bizzarri, unici, politicamente strampalati, persino divertenti e li ha narrati con la voce dei protagonisti in prima persona, lasciando alla pittrice l’arduo compito di rappresentare ciascuna delle 40 informazioni con pochi tratti, larghe campiture, colori essenziali. 

Ne è fuoriuscito, appunto, un volume, per dirla con Manzoni (Alessandro, non il Piero della Merda d’artista, citata fra l’altro per il museo sul medesimo argomento) utile e dilettevole, che dimostra altresì l’alto livello culturale grazie ai frequenti rimandi verso romanzi, film, quadri, musiche, eccetera. Come si diceva è un libro congeniale all’arte di oggi soprattutto in un capitoletto finale, senza nulla togliere ad altre monografie riferite a veri artisti (soprattutto fotografi e film-maker) come Lee Schulman, Sophie Calle, Jun Ahn, Tommy Wiseau, Stefano Delle Chiaie, Bordalo II o a inventori, scienziati, utopisti, professori. 

Il capitolo in questione è il trentasettesimo, intitolato semplicemente Cattelan, illustrato da una banana appesa a una parte con uno scotch grigio, messo di traverso in fretta e furia. L’episodio, come tutti gli altri 39, è verissimo, suscitando curiosità e interesse da parte dei media dell’intero Pianeta. È l’8 dicembre 2019 quando allo stand di Emmanuel Perrotin di Art Basel Miami l’artista padovano cinquantanovenne Maurizio Cattelan (che da circa vent’anni vive tra Milano e New York) incolla tra un quadro e l’altro una banana matura, che, intitolata Comedian, viene messa all’asta e venduta per 120.000 dollari.

Ma la banana poi mangiata dal performer newyorchese David Datuna, il quale oltre a definirla deliziosa la immortala in un video che per lui diventa una perfomance dal titolo Hungry Artist. Cattelan per reazione dice che non gli importa che Datuna l’abbia mangiata, perché ciò che conta è l’idea; e qui l’artista s’iscrive in una lunga lista dei azioni artistiche provocatorie che connotano l’intero Novecento dall’Orinario alla Gioconda con i baffi entrambe di Marcel Duchamps, dal quadro bianco di Malevic ai tagli di Lucio Fontana, dal silenzio di John Cage ai grandi blu di Yves Klein, dalla citata merda manzoniana al coyote di Joseph Beuys.

Non che, prima, Cattelan fosse estraneo alle provocazioni, ma tutte possedevano una forma artistica, persino in senso materico, essendo oggetti ascrivibili a quadri e sculture. Tuttavia egli da sempre è inviso a molta critica d’arte perché usa un registro espressivo rimosso dalla cultura occidentale (o comunque ritenuto inferiori agli altri ben più nobili): l’umorismo o, se si vuole, un mix di humour nero, fine ironia, sarcasmo autoironizzante.

Ma la questione che il libro di Biferali-Pugnelli solleva è un’altra ancora: pare che il 9 dicembre in un bar Cattelan incontri un signore arrabbiato che discute animatamente con il cameriere sulla cifra eccessiva sborsata da un collezionista per quella banana. Forse non riconoscendo l’artista, ma cercando in un qualsiasi avventore, il cliente incazzato, dopo lo sfogo al bancone, si rivolge affabilmente a Cattelan e, con un leggero sortiso, gli sussurra: “Una cosa così [la banana o Comedian] la potevo fare anch’io, no?”. Cattelan impassibile replica: “Ha ragione, sì, e perché non l’ha fatto?”. Il cliente, sorpreso, rimane fermo e zitto per qualche minuto e poi se ne va. 

Viene allora in mente un’altra situazione precedente (non citata nel libro), quando anni prima – forse Cattelan non era ancora nato – Picasso già famosissimo in un ristorante parigino viene così apostrofato da un cameriere che gli sta servendo la minestra: “Egregio maestro, non capisco la sua pittura!”. Al che, Picasso furibondo replica: “E il cinese? Lo capisci il cinese? Eppure mezzo miliardo di persone lo parlano e lo scrivono!”. Chissà se era lo stesso cameriere, al quale, in un impeto di generosità, Picasso tende la tovaglietta di carta su cui aveva effettuato un bellissimo disegno, dicendogli: “Tieni, te lo regalo! Diventa ricco anche tu!”. Va ricordato che il grande Pablo era pur sempre iscritto al Partito Comunista Francese, per i vertici dipinse gratis un ritratto di Stalin. Tutt’altra cosa rispetto agli Hitler e ai Woytila di Cattelan: ma questo è ancora un altro discorso…

Cattelan-Comedian-foto