Lo swing di First Time, disco epocale I sessant’anni dello storico incontro tra Duke Ellington e Count Basie (parte 3)

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Pur senza aderire alla rivoluzione bebop – e a differenza di tanti colleghi evitando di dirne peste e corna – Duke e Count si aprono, sui generis, alla modernità, magari vivendo, agli inizi degli anni ’50, un periodo di appannamento, causato dal disinteresse del pubblico verso le grandi orchestre: il duca è l’unico a non sciogliere la propria, mentre il conte non l’avrà per due lunghi anni. Restando abili talent scout e punti di riferimento per giovani solisti, Ellington e Basie tornano a far parlare di sé verso la fine di quel decennio, grazie al celebre performance concertistiche e soprattutto con grandi album che rivelano due atteggiamenti quasi antipodici.

Ascoltando infatti ad esempio da un lato Black, Brown And Beidge (versione stereo), Such Sweet Thunder, The Nutcracker Suite Peer Gynt Suite/Suite Thursday e dall’altro The Atomic Mr Basie!, Count Basie And The Kansas City 7 c’è per il duca il desiderio di avvicinarsi alla composizione dotta, per Basie invece l’esigenza di ribadire la propria vena blues, anche se per sopravvivere al giovanilismo degli anni ‘60 accetteranno qualche compromesso: un album sulla colonna sonora di Mary Poppins e due sui brani pop da hirt parade il primo, un tributo ai temi di 007 e ai Beatles yé-yé il secondo.
Senza darsi per vinti di fronte all’escalation musicale di rock e soul o alle rabbiose prese di coscienze del popolo afroamericano con il Black Power o le Black Panthers, sia Ellington sia Basie vivono il loro Sessantotto impegnandosi nella loro musica che fin dagli inizi, ben prima dell’hard bop o del free jazz, resta simbolicamente un inno alla Madre Africa, così fortemente evocata dagli artisti neri delle nuove generazioni. A entrambi insomma bastano pochi ‘ritocchi’ per sfornare eccellenti album sperimentali – tra il ’70 e ’71 New Orleans Suite e The Afro-Eurasian Eclipse per Ellington e Afrique per Basie – richiamanti fin dai titoli il panafricanismo e l’ideologia terzomondista dei giovani contestatori.

Con il ‘ritorno all’ordine’ e l’imminente celebrazione degli ormai anziani maestri Duke Ellington, che muore nel 1974, fa appena in tempo a vedere esaltata anche la propria arte solistica in dischi come This One’s For Blanton! e Duke’s Big 4, mentre Count Basie, scomparso nel 1984, vedrà aumentare considerevolmente la produzione fonografica soprattutto grazie alle numerose jam session registrate dal vivo, quasi un percorso a ritroso verso le origini, in 33 giri quali Basie Jam Montreux 77 o Kansas City 8 Get Together.

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