Marcia su Roma e ‘dintorni’ in sette libri

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A cura di Guido Michelone

Io, come quasi tutti gli italiani, ho saputo della proclamazione di Giorgia Meloni a Presidente del Consiglio sabato 20 ottobre 2022, esattamente otto giorni prima del centenario della marcia su Roma. Giornalisti e politologi hanno subito definito questo nuovo esecutivo il più a destra dei tempi della Repubblica di Salò (8 settembre 1943 – 25 aprile 1925), giudicandolo via via fascista, neofascista o postfascista.

Non entro in merito a questioni specificamente partitiche o ideologizzanti, ma vorrei che, prima di parlare di fascismo, tutti sapessero cos’è veramente dal punto di vista storico; in tal senso mi vengono in aiuto sette libri recentissimi, scelti da me passeggiando tra gli scaffali delle librerie in città piccole e grandi (consuetudine che, fra l’altro, consiglio vivamente, per ogni età, accanto alle buone letture e alle attività sportive). Sono saggi divulgativi analitici, che spiegano, che illustrano, che argomentano comunque mediante cognizione di causa, senza apriorismi, ma lavorando con i metodi dell’esperto, universalmente riconosciuto.

Partirei dal più semplice, un volume che andrebbe adottato in tutte le scuole del Paese per l’afflato morale che lo ispira: Mussolini il capobanda (Mondadori del giornalista) di Aldo Cazzullo racconta, senza mezzi termini, in maniera lineare, appassionata, persino godibile (letterariamente parlando) i motivi per cui gli italiani dovrebbero vergognarsi del fascismo mussoliniano.

Un altro noto giornalista, Claudio Cerasa, con Le catene della destra (Rizzoli) proietta invece i danni del fascismo sulla stretta attualità, svelando, assai ben documentato, l’ascesa dei cosiddetti impostori, fino a sviluppare temi come la scienza, la guerra, la giustizia, i giovani, il complottismo, in rapporto ai partiti ultraconservatori e illiberali che, attualmente, di fronte alle grandi sfide, stanno dimostrando l’incompatibilità con gli interessi sia collettivi sia nazionali (pur nel richiamo esasperato a un vero patriottismo).

Spostandomi invece su analisi storiche, due saggi dell’editore Chiarelettere analizzano l’ascesa del fascismo prima, durante e appena dopo il 1922: da un lato Nero di Londra di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella dimostra come dalla disfatta di Caporetto alla trionfale marcia su Roma, l’intelligenza militare inglese crea di fatto il Mussolini fascista. Dall’altro lato Benito Mussolini. Me ne frego a cura di David Bidussa presenta, chiosati, discorsi e articoli del futuro dittatore tra il 1904 e il 1927 nel passaggio cruciale dal socialismo all’interventismo, dal nazionalismo al fascismo vero e proprio, esaminando un linguaggio verbale che purtroppo ancora oggi segna molti politici.

A questo punto mi allargherei coinvolgendo un libricino, Sul nazionalismo, del grande romanziere George Orwell (1984 e La fattoria degli animali), giacché, nel 1945, a guerra finita, egli spiega la tendenza “a identificare se stessi in una singola nazione o in un’unità di altro tipo, collocandola aldilà del bene e del male e non riconoscendo altro dovere che “la promozione dei suoi interessi”.

Del resto il nazionalismo estremista di un Adolf Hitler ha riflessi parossistici se penso a un libro come La propaganda nell’abisso (Lindau) di Giovanni Mari, il quale studia gli otto numeri del giornale «Der Panzerbär» gestito da Joseph Goebbels nel bunker nazista dal 22 al 29 aprile 1945, con i russi alla periferia di Berlino! conquistata il 9 maggio seguente.

Per concludere anche la lettura di un testo apparentemente innocuo quale Ricette di guerra (Fefè Editore) di Amalia De Sanctis, che raccoglie gli appunti della nonna a guisa di ipotetico manuale di cucina in tempo di guerra, di restrizioni e di autarchia, lascia intuire come, oltre alla libertà, il fascismo togliesse anche il pane dalle bocca delle persone coinvolte loro malgrado in un conflitto sanguinoso.

Anche solo la lettura di uno di questi sette titoli penso che riuscirebbe a fare riflettere chiunque su quel bene prezioso chiamato democrazia, che nessun fascismo, neofascismo o postfascismo in quanto tale potrà mai garantire o preservare.