Recensioni
Quindici libri da ricordare
La top-fifteen 2023 a cura di Guido Michelone
Abbiamo lasciato il 2023 ormai alle spalle da qualche tempo e cosa ci resta di un horribilis annus? Intanto l’idea che è orribile quanto gli anni precedenti, e come i precedenti conserverà leopardianamente nelle nostre menti qualcosa da ricordare: ad esempio, per limitarci all’ambito culturale: mostre, spettacoli, film, dischi e soprattutto libri, perché occorre continuare a insistere sul fatto che il libro, oltre essere la forma di studio più completa, logica, inventiva, è manzonianamente un passatempo utile e dilettevole ed è soprattutto lo strumento che meglio conserva imperitura – assai più dell’immagine audiovisiva, per quanto essa possa essere oggettivamente realista – la memoria collettiva, la testimonianza epocale, il vissuto di generazioni, popoli, individui, artisti, scienziati, operatori del sapere e della conoscenza.
Possiamo scegliere per il 2023 passato una quindicina di titoli che, lungi dall’essere best seller (tranne forse un paio di casi) o instant book modaioli, risultano testi originali, immaginifici, magari fondamentali anche per i mesi o gli anni a venire, anche se fare previsioni oggi è impossibile in un settore, quello dell’editoria italiana, diventato un mercato quasi schizofrenico, dove la sovrabbondanza di pubblicazioni (si parla di cifre astronomiche tra le 40 e le 70mila novità annue) non fa riscontro un adeguato numero di fruitori interessati alla lettura a 360 gradi: gli scrittori italiani e stranieri diventati popolari (soprattutto nella narrativa e nella saggistica) in Italia oggi restano poche decine, spesso non corrispondenti a figure portatrici di valori espressivi o intellettuali, come accadeva grosso modo fino a mezzo secolo fa.
Detto questo, possiamo suddividere le scelte in tre distinti settori: la letteratura (narrativa e poesia), la saggistica, la graphic novel e di conseguenze analizzare caso per caso, sia pur brevissimamente, i libri della top fifteen, iniziando dalla letteratura con un ‘classico’ Eleph. Un fatto molto intelligente (Adelphi) di Jean Stafford tradotto ed edito ora per la prima volta in Italia: si tratta di un libro natalizio, fra l’altro l’unico per bambini redatto (nel 1962) dalla celebre narratrice statunitense (1915-1979) in cui il protagonista è appunto un felino nel pieno di una grossa nevicata a Manatthan il giorno e la notte della Vigilia.
Ancora animali sono i protagonisti della narrativa italiana in Sedici passeggiate con Kuma (Tetra) di Dario Voltolini, il quale, partendo dai bisogni di un cane (fare pipì), escogita un lungo racconto sul senso della vita, in cui la consueta ironia e l’altrettanto solida profondità dell’Autore arrivano a comporre un mosaico coloratissimo dell’attuale universale quotidianità.
Restando nella narrativa italiana, Sillabario all’incontrario (Terrarossa) di Ezio Sinigaglia è una sorta di diario/autobiografia che ribalta sia l’ordine alfabetico (dalla Z di Zoo alla A di Aldilà) sia le aspettative del lettore conducendolo nel proprio micro/macrocosmo di ricordi, libri e animali, mediante un ripensamento individuale e cosmopolita sulle relazioni con il mondo infantile, sui legami con la realtà circostante, sui rapporti con la famiglia e sulla gamma quasi in finita di modi sentimentali (amori, affetti, paure, sensi di colpa, eccetera).
Passando a un’antologia, Coloni dell’universo (Mondadori Urania) a cura di Franco Forte è una raccolta di racconti per la celeberrima collana fantascientifica, dove tredici autori italiani si confrontano su un tema quasi topico di questa narrativa di genere, ovvero il colonizzare altri mondi e l’espandersi dell’essere umano oltre il sistema solare, alla perenne scoperta di inediti confini da superare sia per lo spazio vitale sia per un gusto avventuroso che resta una costante di molta letteratura occidentale (Omero, Dante, Ariosto, Verne).
La letteratura qui termina con la ristampa di Sonetti d’amore per King-Kong (Graphe.It) di Gino Scartaghiande, uscito nel 1977, dove la voce dialogica dell’autore, allora ventiseienne, apre le porte di un universo lirico immersivo, come se il lettore si tuffasse di volta in volta in un lago tanto vasto quanto incandescente, giacché si tratta di una poesia che, puntualmente, salva o dilacera, abbaglia o dà la vista.
Passando quindi al settore della saggistica, benché trascurato dai media quando parlano di libri, il saggio resta – nell’editoria italiana – la tipologia di libro più letto, venduto e regalato. Nelle librerie di lingua inglese questo, tra gli scaffali, viene semplicemente etichettato come No Fiction quale esatto contrario alla Fiction: letteralmente ‘niente finzione’ rispetto alla ‘finzione’ identificata con i libri nella cosiddetta letteratura (narrativa e poesia, e di recente graphic novel). Dunque possiamo ritenere saggistica non solo il saggio erudito o popolare, ma anche il libro divulgativo, il diario, il manuale, il pamphlet, la guida, l’intervista, la biografia e l’autobiografia: si tratta di un settore vastissimo in tutti i sensi, che non a caso viene premiato con i record di vendite e di letture proprio fra dicembre e gennaio.
Anche qui, per chi avesse voglia di un buon testo, lasciando da parte i titoli altisonanti (reclamizzati ovunque, a cominciare dalle vetrine delle librerie), ecco appunto cinque libri di saggistica che si distinguono per la triade qualità, originalità, singolarità.
Cominciamo con un volume illustrato: Grandi lampi di genio (DeAgostini) del celebre Piergiorgio Odifreddi ha quale sottotitolo “Storie di scienza per ragazzi illuminati (e adulti fulminati” a far capire sia l’argomento (20 scoperte in fisica, matematica, chimica, geometria, medicina, astronomia dal 600 a. C. a oggi) sia il target (un lettore giovane e non, tra quelli persi nell’arte o nella filosofia e dimentichi delle scienze esatte).
Vicino al breve pamphlet classico pare invece Basta odio (Aliberti) di Gianluca Barbera, lo scrittore tosco-emiliano famoso per i romanzi storici dai grandi navigatori a discussi odierni faccendieri: qui una prosa, quasi dettata dall’urgenza di gridare al mondo rabbia e preoccupazione, elabora ‘una rivoluzione gentile’ che – sempre come avverte il lungo sottotitolo – non sta ‘né con i Vannacci né con i generali del politicamente corretto’; insomma una sensata proposta di tornare a una sorta di moderazione etica,
Se, al contrario, si preferisce il saggio corposo Grand Hotel Abisso (EDT) del britannico Stuart Jeffries quale ricostruisce, quasi didatticamente, la storia della Scuola di Francoforte, usando la tecnica della biografia avventurosa: le vicende degli studiosi (Adorno, Horkheimer, Reich, Marcuse, Benjamin) che, nella Germania prenazista (e poi in esilio in Francia e Stati Uniti), fondano la moderna sociologia applicabile persino all’arte e alla letteratura, trova persino curiosi riscontri di pura narrativa.
Tornando all’estremamente piccolo il libricino A colazione con Sherlock Holmes (Oligo) di Paola Alberti è l’analisi di ciò che ama a tavola il celebre investigatore privato che viene messo in scena in decine di noir (in Italia romanzi gialli) a fine Ottocento da Sir Arthur Conan Doyle: il detective è amante della buona cucina, che l’autore suggerisce piuttosto che documentare: all’Alberti il compito quindi di completare il ricettario con piatti della tradizione inglese, tanto antica quanto gustosa.
Infine Contro Barthes (Mimesis) del catalano Joan Fontcuberta è uno studio che ribaltata le teorie sulla fotografia degli anni Settanta del semiologo francese Roland Barthes: il sottotitolo ‘Saggio visivo sull’indice’ parte proprio dal gesto di puntare il dito quale gesto fondamentale nel documento visivo per chiedersi dove la fotografia possa arrivare nel confronto con la realtà: e per questo l’autore (egli stesso fotografo) utilizza nel testo scioccanti immagini di repertorio (da obitori a scene di crimini) però indispensabili per spiegare il testo medesimo.
Arrivando al terzo e ultimo settore, parafando il Daniele Barbieri di Breve storia della letteratura a fumetti (2014), come i comics anche la grahic novel “è oggi adulto, ma è un giovane adulto, capace ancora di entusiasmarsi e di sognare – e capace altresì di far riflettere, o di far ricordare.
Il nome della rosa (Oblomov) tratto ovviamente dal celeberrimo omonimo romanzo (1980) di Umberto Eco, qui disegnato dal celebre Milo Manara (già collaboratore di Federico Fellini e noto per lo stile erotico): la scelta di farne due volumi (il secondo uscirà l’anno prossimo) delude il lettore anche perché lo lascio in sospeso; ma visto lo scarso numero di pagine pubblicate (rispetto persino ad altri due volumi di questa Top Five) si poteva usare di più facendone un tomo corposo ed esaustivo.
Non lesina sulle taglie forti Una regina, due re (Coconino) di Filippo Scòzzari, un raccontatore alternativo, trasgressivo, persino eversivo in grado di presentare via via suore, omosessuali, investigatori: “baluardi contro l’insulsaggine, pretesti per parlare di altro, strumenti inossidabili per non darcela a bere. Nulla di più irricevibile”. Insomma forme e contenuti che possono ricordare addirittura Andrea Pazienza.
La stessa casa editrice insiste su una graphic novel underground lanciando con Zeno Porno e la magnifica ossessione un Paolo Bicilieri vicino, nello stile a china in bianco e nero, all’americano fricchettone Robert Crumb: vagando tra Milano e il Veneto, il protagonista, in un paesaggio di zombie amichevoli e belle donne, sta cercando il padre divenuto misteriosamente un gigante, arrivando persino sul lato oscuro della Luna.
Ma la Cococino guarda anche all’estero, lanciando con Beverly di Nick Drnaso una graphic novel statunitense tra lirismo e iperrealtà: “Un affresco sommesso e disperato di vita nei sobborghi di una metropoli americana. Dietro l’apparente normalità nelle facciate pulite delle villette sono in agguato paure, ossessioni e desideri repressi, tensioni sociali e razziali sempre sul punto di esplodere”. Il disegno minimale quasi geometrico è magistrale.
Infine GUT! Fisica quantistica per ragazzi (Gribaudo) di Gabriella Greison, scienziata, attrice e drammaturga, invita i giovani lettori a intraprendere “un viaggio incredibile in un mondo pieno di stranezze, dove la cosa più semplice ha regole completamente diverse dal mondo del reale che siamo abituati a vivere ogni giorno”. La Greison vuol insegnare come il mondo della fisica quantistica sia “affascinante e misterioso, ma oggi più che mai utile per capire le nuove tecnologie che stanno nascendo, e per vivere da protagonisti in futuro che ci aspetta”.
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