Yehuda Amichai

Yehuda Amichai, all’anagrafe Ludwig Pfeuffer (Würzburg, 3 maggio 1924 – Gerusalemme, 22 settembre 2000)


“Ho combattuto per sette anni. Così la mia vera vita è iniziata a venticinque anni.
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Dovetti così trovare la mia strada, definire me stesso, e intanto continuare a crescere. Allora ho iniziato a scrivere poesie ed è stato un processo di rinnovamento che ha alleviato il dolore.
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È importante capire che è possibile curare lo spirito con la parola.
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In Israele, la poesia fa ancora parte della cultura nazionale, anche se non nella misura in cui lo è stata in passato. Da noi gli scienziati hanno trovato nella poesia immagini delle loro teorie.
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Ho bisogno dell’ironia, serve a chiarire, a pulire, mi evita di diventare retorico o sentimentale; quando sono pieno di emozioni, l’ironia mi aiuta a sgombrare il campo e a mantenere il controllo.
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Non sono passato dagli agi dell’università a quelli di un quartiere di artisti e così non ho mai provato quel particolare senso di colpa degli artisti, che hanno bisogno di sentirsi impegnati in qualche cosa.
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Che la tomba di Gesù sia davvero il Santo Sepolcro o meno, non cambia il fatto che la gente piange, bacia il marmo, si emoziona. È un feticcio, ebbene? Anche questi turisti che vanno in giro per le nostre strade come mucche nell’erba profumata, sono parte della vita, della nostra vita. Qualche volta prendo in giro questi turisti: vanno a vedere il Muro del Pianto, distrutto duemila anni fa, e si commuovono; poi vanno al Museo dell’Olocausto, ed escono con la faccia triste; poi tornano all’albergo e devono drink e ridono e scherzano; la sera si lavano le mutande e le appendono nel bagno ad asciugare. Questa è la vita!
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L’unica differenza è che le metafore e le immagini cambiano, ma il sentimento fondamentale dell’amore, il dispiacere nel dover lasciare una persona amata, o il fatto che le persone si cerchino l’un l’altra sono gli stessi.
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Sempre nel Cantico dei Cantici, vi è una bellissima poesia che dice “Sei come un cavallo”, un paragone di difficile comprensione, oggi. Forse la traslazione contemporanea potrebbe essere: “Mi sembri una Volvo 1998 o un Boeing 767”.

da Ogni uomo nasce poeta