Paolo Marati, nato a Roma da genitori romani, si esprime con un accento inspiegabilmente calabrese.
Scribacchia noiosi saggi indecifrabili e romanzi cupi ma scorrevoli per i suoi «venticinque lettori».
Uno di questi romanzi è stato, nel lontano 2016, finalista al premio Chianti.
Nel tempo libero indossa con impegno le vesti di professore in un liceo classico.
È un pedante. Ma la pedanteria lo salva dall’innata superficialità.
 

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