Tra Orfeo Vecchi e Luca Marenzio (II)

Brevi riflessioni sulla musica antica in Italia

a cura di Guido Michelone

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Prima di Vecchi, per Silano, c’è Luca Marenzio in un disco – Missa Jubilate – Magnificat sexti toni, sempre per la Dynamic – su alcuni inediti a otto voci da lui scoperti proprio a Vercelli frutto del lavoro di ricerca confluito nella sua tesi di laurea in Musicologia.

Dice al proposito il sacerdote: “Poche volte nella vita — forse solo una — capita a uno studioso di fare scoperte importanti su uno dei più grandi maestri della storia. Il lavoro è stato inserito tra i candidati al premio mondiale ICMA (International Classical Music Awards) per la musica antica nel 2023, una sorta di ‘oscar’ delle produzioni discografiche. Di quell’incisione conservo ricordi bellissimi”.

I dischi su Vecchi e Marenzio sono solo la punta di un iceberg in merito alla cosiddetta musica antica – storicamente inquadrabile grosso modo tra il gregoriano e il barocco – che sta vivendo, non solo in Italia, una stagione feconda da alcuni decenni. Infatti ricorda ancora Silano: “Classi di Conservatorio, gruppi, accademie, simposi, attività di ricerca che vedono impegnate persone, spesso giovani, motivate e preparate, fanno ben sperare. Anche dall’attività della Cappella Musicale sono usciti giovani che hanno scelto di dedicarsi a questi studi. Soprattutto l’Italia ha il merito di aver imparato a guardare ‘in casa propria’ con attenzione, per indagare ed eseguire le opere di quei maestri che la fecero grande, e che incarnavano quel ‘gusto italiano’ così ambito e ricercato un tempo”.

Fino a non molti anni fa, ai critici sembra che solo all’estero (soprattutto nel Regno Unito) sappiano eseguire al meglio Palestrina o Monteverdi. Oggi invece si impara a valutare con maggior maturità, scoprendo che gli Italiani sanno far bene e talvolta pure meglio: “E soprattutto – riprende Silano – ci siamo accorti che la nostra terra è gravida di opere e di compositori che attendono solo di essere studiati ed eseguiti: accanto ai grandissimi, ci sono maestri poco conosciuti e altrettanto meritevoli, ai quali non possiamo non dedicare ricerca e attenzione. Quanto alla cultura musicale in generale, vedo il rischio di un imbarbarimento sostanziale, frutto in genere del poco studio e dell’approssimazione, che nascono dall’ignoranza e sfociano nell’intrattenimento (che è ben altro dalla cultura). C’è una preparazione remota che manca talvolta e che non può essere sostituita né da quella prossima, né dalla fame di followers e visualizzazioni online”.

Eloquenti al proposito le riflessioni del musicista/musicologo: “La cultura nasce dalla capacità di creare connessioni: se non studio, non leggo, non approfondisco, non posso avere gli strumenti per mettere nulla in relazione con altro. L’arte nasce dall’imitazione: i grandi maestri iniziavano copiando dai loro maestri”. E Silano per far capire cosa rappresenti la musica di Vecchi, di Marenzio, di tutta la musica antica, come pure di quella precedente o successiva, propone una citazione evangelica, che Gesù riprende in parte dal libro del Deuteronomio, quando dice ‘Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente’ (Matteo 22, 37). Ecco, pereché per Silano: “La musica è cuore, anima e mente. Il cuore che fa vivere l’esperienza artistica, l’anima che si esprime nelle forme e nei dettagli, la mente che studia, cerca, ricorda, elabora e decide. La perfezione tecnica e formale di certe composizioni ha la stessa forza espressiva ed efficacia comunicativa di uno sguardo di Giotto, di un volto di Tiziano o di un raggio di luce in Caravaggio”.