Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni

Rousseau filosofo, scrittore e pedagogista nella seconda parte del saggio “Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini” si concentra sull’origine della disparità civile, effetto dell’evoluzione sociale dell’uomo, ben distinguibile dalla naturale, analizzata nella prima parte che rimanda semplicemente alle differenze fisiche tra gli individui e che a tal proposito pensava: “Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni, idea condivisa dal collega Karl Marx.

Lo svizzero, polemizzando obliquamente con un altro pari grado Locke, che poneva la proprietà della terra tra i diritti naturali unitamente alla vita e alla libertà, segnala la sua origine in un semplice atto di forza e la storia ci narra che dalla genesi della Pangea che prima gli invertebrati e successivamente quelli con la colonna vertebrale si sono fatti la guerra per siffatta prerogativa, come se non ce ne fosse abbastanza per tutti. Per ravvisarne poi per la terra e la sua proprietà il carattere di diritto civile, acquisito in virtù del lavoro, illo tempore in una società di coltivatori e ai giorni nostri invece depositaria di risorse notevoli e per questo motivo dei conflitti.

Riattraversando il percorso della civilizzazione, si sottolinea poi il momento in cui la società agricola si trasforma in società del lusso, dell’apparenza aumentando a dismisura la disuguaglianza delle fortune famigliari; qui si manifesta il potere perverso della proprietà, che non solo apre un abisso tra il proprietario e il povero, ma induce a distribuire anche la considerazione sociale secondo la ricchezza, che preclude l’esame comunitario dei meriti individuali e introduce perfino nel cuore dell’uomo una forma di falsa coscienza.

Tornando a Marx e alla sua speculazione, si prefigge l’abolizione delle “classi sociali” e anche dei “mezzi di produzione”, in ossequio all’etica distruttiva della disuguaglianza fra gli uomini. “Il primo uomo che, avendo recinto un terreno, ebbe l’idea di proclamare questo è mio, e trovò altri così ingenui da credergli, costui è stato il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, guerre, assassini, quante miserie ed orrori avrebbe risparmiato al gnere umano colui che, strappando i paletti o colmando il fosato, avesse gridato ai suoi simili: Guardatevi dall’ascoltare quest’impostore; siete perduti, se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno”.

La chiave di lettura di Rousseau è condivisibile, perché la proprietà è origine della disuguaglianza fra gli uomini.

Tutt’ora nel VentiVenticinque soprattutto nel nome del dominio del terreno si continua a uccidere tra esseri umani, in quella che Papa Francesco ha definito:”La terza guerra mondiale a pezzi”, già nel 2014. Conflittualità che deborda in scontro, l’instabilità che conduce al caos e per rimettere ordine, anche nell’idea più nobile conduce alla disparità tra gli esseri umani. Ma se ognuno all’origine separatamente divenne meno adatto a combattere le bestie feroci, in compenso fu più facile unirsi per resistere ad esse in comune, sconfitto il nemico del tempo, avvenne il divorzio, eppure allora si poteva cristallizzare lo “statu quo”, avrebbero potuto restare eguali, anche se le capacità per natura non erano eguali.

Riflessioni da finis terrae

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