Dall’iconoclastia all’arte contemporanea 1

a cura di Alex Cantarelli 

 

Parte I.

Duchamp, Danto e Weitz.

 
1.

 

Del rapporto tra iconoclastia, nello specifico di quella nata con la Riforma protestante, e arte contemporanea se ne è parlato molto. Il discorso spesso, però, o è solo accennato o confuso. Cosa legherebbe i due fenomeni ideali rimane un mistero. E comprendere una similitudine a partire esclusivamente dagli effetti non è certo un buon lavoro analitico.

Quando si parla di arte contemporanea, in una temporalità che ovviamente scorre e che sposta costantemente il proprio punto di riferimento, ci si riferisce ad una moltitudine complessa di fenomeni; ma principalmente, e attraverso una certa qual semplificazione, al carattere informale e non-figurativo della rappresentazione artistica. O meglio ci si riferisce alla possibilità di un’arte non-figurativa, come dire, una concessione alla possibilità della non-figuratività. Un’opera contemporanea che ritragga un soggetto in modo figurativo e naturalistico, nello stile di Piero della Francesca non è a tutti gli effetti contemporanea, a meno di una scelta concettuale sottesa a tale opzione (che dovrebbe essere piuttosto convincente). Questa definizione ci illumina sul fatto che la contemporaneità non è altro che una linea di sviluppo di ciò che la classicità ha da sempre contenuto in nuce. Tale linea non è stilistica, ovviamente, ma è lo sviluppo di un’idea che definisce uno spazio di possibilità.

La domanda che spesso mi pongo è: perché un certo concetto d’arte non perdura e termina? Perché l’arte del Rinascimento italiano si è esaurita ? Aveva tutti gli strumenti possibili, le tecniche, la diffusione, le committenze.

Eppure dopo un periodo di tempo ogni forma e concetto d’arte (per concetto intendo grossolanamente un “modo di concepire l’arte”) si esaurisce, si auto-contraddice fino a mutarsi. E il senso di questo mutamento è definitivo o se volete, unidirezionale. Non esiste un periodo storico che ritorni a essere, dopo essere stato superato. Né vale pensare al ritorno delle forme classiche nell’arte rinascimentale: non si tratta di un’idea generale sul come fare arte che ritorna, ma solo alcuni stilemi che mutano ragion d’essere e si rendono disponibili a un concetto d’arte del tutto nuovo.

È pur vero che un oggetto d’arte viene considerato tale da una società che lo individua e comprende; probabilmente il David sarebbe stato invisibile nella società assira. L’esempio è estremo, ma considerate che il ready-made di Duchamp non è apparso nel ‘500. 

continua […]