Daremo ragione a Iosif

La città ondeggia.

All’Arsenale l’acqua invade i padiglioni esterni: The Infinite Nothing, Path and Adventure il titolo è significativo e troppo facile cascarci dentro.

Ogni vetrina lasciata libera, dell’Arsenale e le calli circostanti, è riempita da improvvisate gallerie d’arte e galleriette trovarobato, chincaglieria, che se non compete echeggia l’indistricata accozzaglia d’oggetti di All the World’s Futures.

Tutti i futuri del mondo si assomigliano un poco; la creatività è meno creativa e più comune di quanto s’immagini d’essere; e più passata di quanto si potrebbe sperare.

Il Padiglione Italia non fa eccezione il compito del Codice Italia è dispiegare il saldo rapporto esistente, il dialogo, tra il futuro dell’arte italiana e il suo semprevivo passato. La Mnemosyne di Warburg nel 1929 era un progetto evocativo oggi, anche quando la collezione riesce (ispira), ricorda più che altro la presentazione concreta, 3d, di un qualsiasi blog tumblr.

Mi domando a che pro costruire argini tortuosi, labirinti, tentativi di sfiancare l’acqua, o mentirla o riderle alle spalle, se questa sempre tira dritto sul suo cammino? Solo un ruscelletto porta il tuo nome: scorre

Ma il Giardino di Pietra, ma qualche muro improvvisamente giallo per le calli o nella sede di uno degli eventi collaterali sparpagliati per i rioni della città, i canali; la certezza più evocativa di sicuro. (E le guide giovani, le nuove leve)

a una certa età si tengono d’occhio le fanciulle senza un interesse strumentale, senza aspirare a possederle. […] Senza curarsi dell’utilità di questi dati l’occhio continua a raccoglierli. Anzi, quanto più inutili sono i dati, tanto più l’immagine è messa a fuoco. Ci si domanda perché […] Il senso estetico è gemello dell’istinto di conservazione

E i padiglioni etnologici, quest’idea di museo dell’antropologia, dove l’arte è uno studio piega il senso della meraviglia a questa conoscenza rincuorante. Nel padiglione del Mozambico:

In African art there is a fundamental connection between meaning and the function of an object. The spiritual value and the purpose of an object affects its aesthetic value

Affects its aesthetic value. L’inutilità di un oggetto d’arte non è una conquista, né un segno d’elezione: l’inutilità precede il valore d’uso, non lo segue, ma forse lo fonda peccato che tra tutti i futuri del mondo, la maggior parte siano piuttosto un j’accuse alle sue condizioni attuali e non un ripensare.

Tra gli innumerevoli video quello dedicato ai Giochi di cui non conosco le regole e il padiglione avveniristico della Corea con i suoi studi sull’umana capacità di volo, sul piegare (il tempo e) lo spazio.

E il controverso del Sud Africa: le implicazioni politiche e sociali, forse davvero ingiusto; ma il curatore scrive: rileggere la storia come piegata (piagata?) dal volere di materia e forma (dell’estetica). È un progetto. Il senso estetico è gemello dell’istinto di conservazione ed è più attendibile dell’etica

Poi perdersi. Sono un fascio di sensibilità; non ho princìpi; tutto quello che ho sono i nervi

Iosif intanto ci assolve: ma a ventotto anni chiunque abbia un po’ di cervello è un tantino decadente

O forse no.

I Giardini insegnano l’importanza del curatore. E quanto siano stancanti le idee a parlare contro le idee basterebbe la stanchezza che portano. Nei giardini sopravvive qualche forma figurativa: le grandi statue del collettivo indiano che forniscono prospettiva al viale; i quadri del padiglione Albania. Le fotografie, invece, sono ovunque. E il padiglione del Regno Unito.

Anche le cose meno decifrabili, più objet trouvé più indifferenti?, se relegate dall’angustia del catalogo, della vicinanza coatta, a distendersi e occupare lo spazio di quattro, cinque stanze il padiglione degli Stati Uniti diventano, più che resti, un romanzo; cioè un mondo. (Abitabile?)

E al contrario lo spazio vuoto: l’Apotheosis o la ristrutturazione architettonica del padiglione dell’Austria.

La soluzione rimane vagare. La città ondeggia; è una città (che) vaga.
Le statue al Parco della Marinaressa si confondono agli alberi.

Il vagabondaggio detta la linea.

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