Recensioni
DELLA MUTABILITÀ
ALEKO
da Puškin
Lo chiamavo il mio piccolo cuculo
sempre agitato, in movimento.
di corsa, nessun istinto del nido.
timoroso di abituarsi a ogni cosa
LA SCOMMESSA
Volevo restare sveglia più a lungo
di chiunque altro nella nostra casa di studenti.
Volevo batterli tutti a non dormire.
Avevo fatto scorta nella mia stanza di frutta, noci,
e tisane. Tenevo un diario.
Undici ore e quarantasei minuti:
“La cosa più difficile è restare nello stesso posto”.
Affinavo la mente a stare sveglia,
Parlavo agli altri attraverso la porta.
Ventotto ore e trentadue minuti:
“La parola salta e rimbalza, i coloni sembrano
più vivi, molto più vivi. Un’altra esperienza di dormiveglia”
Trentasei ore e diciassette minuti:
“Sono crollata fuori di testa al centro
di questo libro, questo diario. Mi mancano i sogni”.
OGNI CARNE É
Quando il lucernario si frantumò sulla mia scrivania,
cubetti di vetro tempestarono il mio portatile, si ammucchiarono
sul tappeto fino alle caviglie. Polvere di silicio svolazzò dentro
e fuori dai miei abili: ne sentivo il sapore sulle labbra.
Spazzai e spolverai, trascinai via una tonnellata di frammenti –
il cuore di ogni pezzo blu opalescente alla luce –
0 alchimia di purezza e calorie.
Respiravo vetro, si era depositato tra i miei capelli.
Sentii una sabbia leggera tra le lenzuola quella notte,
nel sonno e nella veglia, quando mi muovevo.
Mi svegliai col nudo cielo sui miei libri,
la mia carne era vetro, parlavo a schiocchi
e tintinii, e il mio io trasparente
-si occupò delle sue cose tutto il giorno, come al solito.
RELIGIONE PER RAGAZZE
Al momento ce ne servono quanti più possibile.
Per me, vorrei che ci fosse una dea sotterranea
a controllare i treni della metro, a sorvegliare i tubi di scarico.
Un dio per le linee aeree, uno per gli inaffidabili costruttori
e uno per il respiro dei bambini. Invece abbiamo questo,
un tempio zeppo di parti del corpo in marmo:
la gigantesca mano con cui Mitra uccise il toro;
la testa di Minerva, priva dell’elmetto, gocciolante
saggezza; un Mercurio troppo piccolo per fare la spola
tra terra e paradiso, fermo qui a chiacchierare;
un genio locale di Londra per questo e per quello;
un vecchio dio per il Tamigi, lungo disteso;
una dea madre, spaventosamente grassa e potente;
un dio dall’Egitto per il mondo sottoterra;
Bacco per dare un frizzo alla vita. E tutti,
tutti questi dèi e i pezzi di quegli altri lasciati qui
a ruminare sui mortali erranti di Londra,
mentre noi recitiamo a noi stessi l’Evening Standard
negli scomparti dei treni di pendolari, malediciamo sottovoce
gli ingorghi del traffico, i grattacieli, i centri commerciali
e ci facciamo i fatti nostri seguendo
il sole invitto da est a ovest.
RELIGIONE PER RAGAZZI
Il giovedì sera al tempio di Mitra
c’è movimento. Affari da fare, rituali da seguire,
favori da ricambiare. Ma tutti i giovani
si fermano a salutare la dea all’entrata,
la piccola statua di pietra sotto il portico
che straborda sul plinto. Nessuna donna
ha attraversato quel portale, neppure lei,
più antica dell’altare scolpito come un film
dove un toro sacro ha una pannocchia di grano che gli sbuca
dalla coda, e un corvo, cane, serpente e scorpione
circondano il giovane dio sotto il sole e la luna.
La dea è più antica della resurrezione e ha già visto
tutto. Gli uomini bisbigliano e si danno da fare
prima del sacrificio, spiando la posizione degli altri.
Lei ridacchia. Questi ragazzi fanno tali fatiche,
quando sottoposti alla prova del fuoco
si torturano per sette gradi verso
la perfezione. I costumi – e il bere,
che sia birra, vino o sangue di galletto,
li spingono a invocare Padre! Padre! Padre!
la parola scivola fuori del tempio, attraversa
il portico, fino ai pugni di granito della dea
finché lei la lascia volare verso il sole e la luna.
Critica a disegni Jo Shapcott, Della mutabilità, (traduzione di Paola Splendore), Del Vecchio editore, 2015
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