Due biglietti da cinquanta euro

Nella camera buia penetrava dalla strada la luce verde, intermittente, d’un neon. La luce verde veniva e se ne andava in ondate, come una risacca che trascinava con sé, ed espelleva da sé, la sabbia dell’immagine di me con Alicia, l’ultima delle mie prostitute. Distesa sul letto, nuda, stringeva nella mano sinistra i due biglietti da cinquanta euro con cui l’avevo pagata. Strofinando il denaro tra il pollice e l’indice, la mano all’altezza della testa adagiata sul cuscino, sembrava saggiarne la realtà. Poi fece scendere la mano lungo l’anca, e poi lungo la coscia, poco a poco aprendo la palma e facendo strisciare le banconote sul corpo. E congiunse le mani, il denaro stretto tra le palme come un breviario la cui preghiera è conosciuta a memoria, e guardando il soffitto bagnato dalle ondate verdi del neon mi disse: “Il tuo amore ha l’esattezza del mio prezzo”. Le risposi che l’amore è un errore del denaro. Adesso si passava i due biglietti sulle labbra, e disse che l’esattezza è un errore di assoluta precisione. Un’ondata di neon la fece emergere dall’oscurità mentre si ficcava le banconote nella fica. Si addormentò così, mentre io, in un angolo, al riparo dalla marea verde, mi preparavo la carta stagnola per fumarmi l’eroina, mi preparavo un altro prezzo a cui cercare l’errore.

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