Il filosofo Seneca e il gatto Elia

Il filosofo Seneca aveva una vita che faceva un po’ ridere. Una vita piuttosto sedentaria. Riservava agli studi un ruolo molto importante, gli servivano, per esempio, a combattere la sfortuna. Lo diceva sempre per lettera.

elia

Il filosofo Seneca scriveva molte lettere ad amici e conoscenti e dava loro consigli. Quelli pure scrivevano. “Sono triste”, scrivevano. Il filosofo, appena poteva, rispondeva. “Certo che sei triste –scriveva, è perchè sbagli”. E dava loro qualche consiglio per sbagliare di meno.

A quel tempo nelle case c’era freddo e a scrivere si prendeva il raffreddore. Scrivere era una fatica. I romani lo chiamavano ozio, o meglio, ozio letterario. E invece no, si faceva fatica. E i filosofi lo sapevano che si faceva fatica. Infatti, nell’antica Roma, c’era del rispetto per l’ozio ma solo per quello letterario. E anche Seneca, questo filosofo, diceva sempre ai suoi amici, per lettera: “Cari miei, oziare senza leggere o scrivere fa male. Se oziate, dunque, o leggete o scrivete”.

Seneca in gioventù aveva avuto molte malattie e una volta aveva pensato di suicidarsi. Poi aveva scoperto la filosofia. Poi aveva pensato a suo padre, che si sarebbe dispiaciuto. Poi aveva pensato di nuovo alla filosofia e grazie alla filosofia non si era suicidato.

Seneca, questo filosofo, diceva anche ai suoi amici, per lettera, che “leggere ti fa guarire”. Ma non tutto, bisogna scegliersi le giuste letture. Per l’ira bisogna leggere poesie e opere storiche poco impegnative. Agli irati gli studi più pesanti fanno male e bisogna evitarli. Questo diceva Seneca e uno dovrebbe pure crederci, o quanto meno provarci, magari gli riesce di calmarsi. Poi non lo so, diceva tante cose.
A un suo amico, ad esempio, che chiamava Lucilio ed era giovane, diceva: “Tu vai a destra e sinistra per il mondo e stai sempre male. Dovunque vai stai male. Allora parti e vai da un’altra parte. E dopo due giorni stai male di nuovo. Caro mio, datti una regolata”. Questo gli diceva il filosofo Seneca.

Seneca nacque a Cordova, che è in Spagna. Poi, venne a Roma. A Cordova, a quel tempo, non è come ora, c’era freddo. Non è come ora. Le strade non erano asfaltate. Se pioveva, c’era fango. Anche l’ozio filosofico era più duro. A Roma si stava meglio, perché c’era la civiltà. Ma poi non tantissimo.

La cultura era un prezioso investimento spirituale. Questo lo dice Mazzoli, uno studioso moderno che ha studiato Seneca e la poesia. Ma ce n’è un altro che si chiama Scarpàt. E poi ce n’è un altro ancora che si chiama Concetto Marchesi, che è più famoso: ha realizzato un manuale, io lo avevo a scuola.
Scarpàt dice che Seneca odiava la pura ostentazione di bravura. E questo mi sembra giusto. Non è bello fare gli sbruffoni. Seneca odiava le frasi a effetto.
Per lui, la filosofia era una speculazione e un’indagine su se stessi e sui misteri che circondano l’uomo. E serve anche per dare consigli ad altri.
Mica come oggi, che si studia a memoria per passare gli esami.