Approfondimenti
IL SIGNOR VENERE (Monsieur Vénus) – sulla scrittura, sul mercurio, sul volatile e sul fisso
Se FONDERIA dev’essere, che sia.
Spazio-fucina dell’oro favolesco, poetico, narrativo, alchemico, della scrittura di carne brillante.
Fucina-cucina.
Posso aprire la porta e mostrare il fuoco, le fiamme che guizzano quando mi metto a cuocere una storiella.
Mentre penso ad una favoletta sul tema dell’androgino,
mentre immagino una nuova FAVOLASVELTA,
raccolgo i metalli nell’Athanor.
I metalli sono gli spunti, gli ingredienti che nella mente si mescolano e passano dal nero al bianco al rosso.
Nero: non so ancora che cosa scriverò, ma pre-sento la scrittura.
Bianco: l’idea si illumina, ma potrebbe essere espressa seguendo la traccia del tema in diversi registri.
Rosso: si impasta, si produce quella traccia lì, quel brano, quella poesia.
Ad esempio, ecco. Mentre seguo la traccia, mentre palpeggio la suddetta narrazione – un raccontino da stendere con calma, come una pasta sfoglia dorata, come una pasta foglio – ecco che mi si affaccia una bella memoria. La vedo. Ha i capelli dorati e mi sorride. Sta alla finestra, questa bella memoria; se ne sta lì, in piedi.
E’ una memoria-donna: è elegante, piena di fascino.
Ma no. Attenzione! Osservando meglio la scena vedo che no, che assolutamente no, non si tratta di una fanciulla, di una femmina femminile femminata, bensì di un uomo “en travesti”.
Sì, sì.
Lui-lei sorride, mercuriale trickster dei miei desideri letterari.
Sussurra: “Ti ricordi di me? Io sono Mercurio. Il doppiogiochista. Il non-maschio e la non-femmina. Sono il gioco dei giochi, l’energia che trapassa il noto. Ogni volta che tu, signora mia, hai riconosciuto la tua creatività IO C’ERO. Ti ho ispirata. Sempre. Ti ricordi di me?”
Come dimenticare il Mercurio degli alchimisti, se nella fucina dell’essere me stessa io trascorro la maggior parte del tempo, tutta agghindata per l’occasione? Occhiali spessi anti-scintille. Tuta ignifuga. Non sarò sexi, ma son vulcanica.
Tra le materie prime, tra gli elementi d’ispirazione incontrati nel corso della vita, ecco, mi sovviene una storia. Si tratta di “Monsieur Vénus“, annata 1884, un racconto trans-gender di Marguerite Eymery Vallette, ovvero Rachilde, una storia ubriacante.
Un libro speciale, ma – ebbene, eppure, bensì, perciò o, forse, quindi – come tanti, definito scandaloso.
Ho letto la storia del lui che si traveste da lei e della lei che si ridefinisce nei panni di lui nel 1997, durante la stesura della Tesi di Laurea. Il titolo della Tesi? Beh, ovviamente: “L’Androgino Femmina”. Tanto per ribadire che nella mia vita un buon Mercurio non manca mai.
Moglie di Alfred Vallette, direttore del Mercure (!) de France, Rachilde morì nel 1953, quasi centenaria, dopo una vita caratterizzata da una scrittura senza peli sulla lingua; una lingua lunga e un pelo biforcuta, piuttosto: “homme de lettre, femme de lettre“.
Il gioco è semplice.
Giorno dopo giorno, in una sorta di teatrino di coppia, il protagonista maschile si trasforma in una caricatura della donna amata. Lei, gigantessa d’amore, si innalza come una divoratrice di falli e diventa una sorta di maschio-basico. Praticamente, le manca un televisore che trasmetta il derby Juve-Toro, per dire, una birrozza, la gara di rutti, le pantofole, la canottiera bianca, ma… Insomma. Cambio di ruolo e d’abito. Totale. Senza appello. Tu così, io cosà. Rischioso. Nessuna fluidità, e tutto diventa più fisso di quando le cose erano già fisse.
Il rischio è quello di transitare da un estremo all’altro. Il gioco diventa mortifero, se i giocatori indossano i ruoli definiti dal gioco stesso definendosi senza appello, senza possibilità di un nuovo cambio d’abito. La storia del Signor Venere finisce male, a riprova del fatto che, se di dinamica psichica tra gli opposti MASCHILE e FEMMINILE si parla, per creare CREAZIONE CREATIVA CREABILE, la suddetta dinamica non può, per desiderio di dissoluzione dei limiti, limitarsi alla trasformazione di un elemento da un estremo al suo opposto.
L’enantiodromia si rivela fatale.
Il segreto della riuscita della relazione tra gli elementi in gioco è il mantenimento della dinamica come possibilità di movimento, il fluire degli elementi stessi nel legame e nella distanza dallo stesso, nella possibilità di… di… vita…
Ecco: il rapporto con il Mercurio interiore, LO SPIRITO CREATIVO, è un gioco sempre vivo.
Se è gioco, che gioco sia. Mai veramente stabile. Mai veramente dispersivo. A volte confuso. A volte chiaro. Un po’ tu. Un po’ io. Dimmi di sì. Magari poi no.
Passami la penna, che lo scrivo a modo mio.
Sono pronta per raccontare una nuova FAVOLASVELTA (la troverete sul blog omonimo domani o forse dopodomani).
Se Mercurio vorrà.
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