Interviste
[Il Silenzio e la Lode] – Intervista a Christian Rainer
a cura di Lisa Orlando
Straordinariamente, per congiunzioni sidèree – o per qual altro segreto?, magia? – la bellezza, il mistero, l’aura spirituale assumono apparenza sensibile: Il Silenzio e la Lode; dal Salmo 65, Christian Rainer dà il titolo all’ultima sua personale, esposta presso la galleria Doppelgaenger di Bari (6 marzo – 6 maggio; vederla, si può, ancora).
(Christian Rainer 20 Gennaio 1976 – ancora vivo; incontrarlo, si può, ancora.) È un artista visivo; è un musicista; è un compositore; è un regista; è uno scrittore; è uno studioso di ermetismo ed alchimia; è un appassionato di botanica; è… Non rinserrando il proprio io in asfissianti confini conduce il proprio essere nella vastità.
Il suo nuovo progetto è un percorso iniziatico attraverso le tracce, i segni nascosti del Sacro; Christian Rainer tenta di scoprirli nella realtà fenomenica cercando di restituire (irradiare?) il mistero della creazione, se non propriamente la presenza mistica del Creatore, all’interno delle sue opere. Si dispiega in tal modo una sorta di “teologia del Visibile”; Rainer dipinge l’immagine di San Nicola, ad esempio (con una procedura iconica mutuata da Florenskij), ribaltando i tradizionali rapporti tra fondo dorato e figura: l’oro si dispone sull’immagine, annullandola, rendendola sagoma di puro spirito, in un’estensione di mare e cielo…
“Il Silenzio e la Lode”; perché la scelta di tale titolo, Christian? V’è lo sforzo di “riabilitare” il silenzio quale lode?, quale luogo di svuotamento (preparatorio per la creazione)? O cosa?
Il titolo in questione sintetizza l’idea secondo cui ogni singolo elemento del creato è la forma più completa ed esaustiva di celebrazione di se stesso. Ovvero, prima ancora del rito, ogni cosa esistente rappresenta sé stessa nel modo più completo e perfetto, divenendo così una forma di lode implicita: l’essere umano ad esempio è già di per sé, per il fatto di esistere, una celebrazione dell’umanità, silenziosa in quanto continua e costantemente rappresentata.
Gli alberi sono la forma più alta di lode agli alberi stessi, gli animali idem, e così via.
Attraverso le tue opere dai forma al silenzio, agli elementi in esso celati; questo è il tuo proponimento: rendere visibile l’Invisibile?
L’invisibile non è meno reale del visibile e questa non è una congettura, ma un dato di fatto con il quale abitualmente conviviamo. Il mondo non si risolve nelle forme, come facilmente si può dedurre pensando alle sensazioni, ai suoni, al pensiero, ed anzi è, spesso, proprio quella dimensione nascosta di ogni singola esistenza a caratterizzarne la natura.
Il mio lavoro – o compito per meglio dire – è quello di mettere al servizio altrui il dono di leggere e far emergere questo genere di aspetto. In tal senso mi reputo solo un tramite tra l’interlocutore e l’oggetto in questione, al solo scopo di scongiurare il rischio di ridurre il mondo visibile ad un muro di immagini contro cui rimbalzare.
Nell’opera di restituzione delle tracce di un mondo nascosto, v’è in te la necessità (pur) di dichiarare che “il Mistero n o n è morto?”.
Il mistero è il non conosciuto e il non comprensibile ed è dietro ogni cosa; non è una contingenza storica e non è una moda che può tramontare, per cui è da escludere che possa ad un certo punto “morire”.
Delinei una forma di arte quale ricerca di “un ordine segreto delle cose”; cosa significa tale ricerca?
Viviamo costantemente immersi in un mondo di forme che io considero un perfetto inganno. Proprio il fatto che tutto appaia sensato, plausibile, completo, motivato, rende impossibile porre degli interrogativi su suoi possibili significati altri e diverse funzioni.
Per questo motivo riteniamo più che soddisfacente la compiutezza con la quale ogni cosa visibile ci appare, ma se – al di là della dimensione nascosta di cui si diceva – pensassimo alle forme del mondo manifesto come ad un complesso alfabeto le cui lettere sono sparpagliate caoticamente, potremmo per analogia considerare che una lettera ha sì una sua autonomia, ma che può anche essere utilizzata in infinite combinazioni con altre lettere, dando così vita, di volta in volta, a significati del tutto diversi tra loro, per quanto la lettera rimanga sempre la stessa.
Dal buio alla luce, dal visibile all’invisibile; questi processi assumono per la tua arte un carattere primario, mettendo in movimento cosa, in te?
Tali movimenti e trasformazioni sono una sintesi simbolica del ciclo esistenziale e ne siamo tutti partecipi. L’atto primordiale della creazione è scritto nella natura stessa dell’uomo ed è suo destino replicarlo. Il buio è la condizione invisibile nella quale si genera e la luce è quella nella quale si dà forma.
Con pacata risolutezza dichiari la tua opposizione al “tempo mondano e secolarizzato”; qual è il tuo modo per essere autenticamente nel mondo?
Il mondo secolarizzato di cui parlo è come un film mediocre che non ci è dispiaciuto, ma che non vedremmo mai una seconda volta, qualcosa che non ci lascia nulla e si dimentica in fretta. Tutto ciò che si esaurisce con la sua epoca non può dirci nulla di utile nemmeno sull’epoca stessa. Ci sono invece certe questioni talmente radicate nel creato da sopravvivere al tempo e per questo sempre validi riferimenti. Per essere “autenticamente al mondo” non si può prescindere da questa coscienza e dalla consapevolezza che bisogna essere inattuali per capire il presente.
Parliamo di almeno un’opera della tua personale, ti va? Subito: della corona che brilla in cielo tra le stelle…
La corona, “Aura gloriae”, è composta da stelle preesistenti in un’ immagine di firmamento.
Il mio intervento è consistito nel mettere in evidenza tutte le stelle utili a creare, come per una costellazione, una corona a dodici punte. Il fatto di non vedere qualcosa non significa che questa non esista: non si è trattato infatti di aggiungere a posteriori l’immagine della corona, ma solo di far emergere, mettere in evidenza, tutte le stelle che potevano definirla, dunque renderla visibile. L’opera si fonda sull’idea di potenziale implicito nelle immagini così come nella materia che possono diventare altro pur rimanendo sé stesse.
In tal senso l’opera è riconducibile al tema centrale della dimensione sotterranea e silenziosa, invisibile eppure sempre presente. (dettagli più specifici sulla simbologia della corona sono nella relativa scheda del catalogo)
Sei stanco? Ti ho annoiato? Un’altra domanda: l’ultima.
1) Celebri il Creatore attraverso il creato. Di quanto Dio, gli uomini, hanno bisogno, Christian? di quanta profondità, di quanto mistero, di quanta natura invisibile, di quanto amore (luce?)? in questa società esteriorizzata, miseramente materialistica.
Non sono più stanco del solito e soprattutto non annoiato…
In questo momento l’occidente soffre di una grave carenza spirituale.
Siamo dominati da una nuova forma di conformismo, che è quello ateo, che ipocritamente tollera e ammira le forme di spiritualità esotica, a noi del tutto estranea, mentre disprezza tutto ciò che rappresenta lo spirito nella nostra cultura, che invero è l’unica àncora di salvezza, e ultima possibilità che abbiamo prima di sprofondare nel barato del cinismo e del più gretto materialismo.
Sono chiari segni del maligno che subdolamente si sono insinuati in questa epoca fino a diventare la norma. Essere timorati invece significa innanzitutto riconoscere la propria piccolezza, ridimensionare il proprio ego, contrastare quella forma di presunzione che ci fa credere al centro del mondo, fare ammenda dei propri limiti e della propria imperfezione.
E proprio in quanto limitati e concentrati su se stessi, gli uomini si formano un’immagine di Dio che pensa, agisce e sceglie come un uomo, e poi su questa base criticano il suo operato.
(Le menti piccole pensano in piccolo.)
Tornando alla tua domanda, il divino, l’invisibile, il mistero, continuano ad esistere anche quando l’uomo ritiene di non averne bisogno. Ripeto che è solo frutto della presunzione occidentale pensare di poter decidere se qualcosa esiste o meno, se è reale o no. Parliamo di misteri talmente superiori da non poter essere in alcun modo condizionati dall’insignificante parere degli uomini.
Del resto ho un minimo di fiducia poiché, come ha scritto Huysmans, è proprio quando il materialismo impera che risorge la magia.
Il video della mostra:
Christian Rainer (20 Gennaio 1976 – vivente)
Artista visivo, musicista e compositore, regista, scrittore.
Ha lavorato con importanti musei, gallerie e fondazioni (tra cui il Centre Georges Pompidou di Parigi nel 2001, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino nel 2002, Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Trento nel 2004 e Museo Pecci di Prato nel 2006 e 2007, Fringe Biennale di Venezia, 2007, Traffic Gallery di Bergamo, Museo di Villa Croce di Genova, 2011) e collaborato a numerosi progetti firmati con altri artisti e musicisti.
Rainer è inoltre autore di testi di narrativa, saggistica e critica d’arte ed è stato autore e regista di cinema e teatro.
Musicalmente ha all’attivo quattro album ufficiali, varie collaborazioni (tra cui Andy Bluvertigo e Giancarlo Onorato), musiche per film e serie televisive (per Valeria Golino, Cosimo Terlizzi e altre produzioni RAI).
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