Approfondimenti
Ingrata IV. Gli amici
a cura di Cristina Basile
Un mercoledì, due amici della coppia sbarcarono in casa, carichi di fiori e leccornie. Prima di scegliere il bouquet Martine si era scervellata per bene, aveva passato al setaccio tutti i tipi di fiori per evitare che la scelta ricadesse su una specie funebre. Calle, rose e gigli furono messi al bando. Erano mesi che la donna voleva scimmiottare l’abitudine americana di fare una grande festa per funerali di qualcuno. Così, non appena aveva saputo che a Viola era scomparso il gatto, si era vestita a festa, aveva fatto una pumpkin pie, infilzato da stuzzicadenti sormontati da pupazzetti e bandierine, ed era uscita di casa. Philippe, il suo compagno, l’aveva accompagnata nel suo delirio perché amava le stramberie della compagna, le rispettava come aveva rispettato sua madre che aveva passato la vita a fabbricare collane di tessuto a partire da vecchi stracci.
Vedendoli Pascal e Viola avevano tirato un sospiro di sollievo: il chiasso della combriccola sostituì quello della gatta smarrita.
La coppia ne chiamò un’altra che portò con sé una cucciolata di gattini meravigliosi che sembravano toccati dalla grazia divina. Misurati come preti, dolci come struffoli, piccoli come olive, agili come topini. La coppia se ne innamorò e l’amica che li portò, Tiffany, promise a Viola che glieli avrebbe confidati, solo se alla fine della giornata avesse ammesso di essere morbosamente attaccata a Ingrata e avesse promesso di cambiare.
Le ultime lacrime di Viola furono così versate e andarono a finire nel pozzo magico in cui Ingrata era a mollo da ormai 3 giorni. La combriccola cantò e ballò senza sosta. La sera, gli amici vennero sistemati in una delle stanze, alla bell’e meglio, e il mattino cominciarono tutti insieme la giornata con una bella tazza di caffè. In quelle ore si parlò, ci si emozionò e qualcosa cambiò in ognuno di loro. Pascal non sentì più il bisogno impellente di raccogliere, ordinare e razionalizzare; mentre Viola decise che non avrebbe mai più sopportato sommessamente i capricci di Ingrata, così come quelli di qualunque altro: dei colleghi, della madre, della suocera. Affermando che se Ingrata fosse tornata, si sarebbe occupata di educarla meglio, Viola si aggiudicò la cucciolata di 10 gattini misurati come preti, dolci come struffoli, piccoli come olive e agili come topini.
Una ola si alzò per lei.
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