La poesia di Hans Magnus Enzensberger

( traduzione e commento di Raffaele Gatta )

La poesia di Enzensberger, ascrivibile a quella poesia tedesca del dopoguerra e quindi del secolo scorso, ha un chiaro accento ironico sulle “cose” del mondo. E forse, proprio perché ironica, la sua poetica finisce per entrare nel vero dramma esistenziale di una realtà che il poeta di Kaufbeuren ha sempre descritto con il piglio dell´impegno civile, del rivoltoso che si scaglia contro un mondo assurdo, ingiusto e inspiegabile.

Come molti poeti della sua generazione ha vissuto il drammatico periodo storico del Nazismo ( 1933-1945 ) e lo ha vissuto probabilmente nella fase più delicata della vita di un uomo, quella dell´infanzia e della adolescenza, ricordiamo infatti che Enzensberger è nato nel 1929. Le sue poesie partecipano alla fase post-bellica e attraversano tutti gli anni di una ricostruzione, quella della Germania, certamente non facile e non priva di contraddizioni. Di fatto egli vive il secolo delle grandi ideologie, di un pensiero politico ideologico che risiede nella grande partitocrazia della destra e della sinistra e la sua poesia, che è una poesia di concetto, ha chiare radici nella realtà politica e culturale di quel preciso momento storico. Poesia di Concetto, come dicevamo, che succede alla poesia Naturalistica tedesca, la quale descrisse in un primo momento l´idea sacra di una Natura e in seguito, fino ai poeti della prima guerra mondiale, il disincanto dell´uomo nei confronti di quella stessa Natura Alta, protettrice.

Lo stile sprezzante delle sue poesie troverà grande spazio per disegnare, con una chiara spinta ideologica e rivoluzionaria, la dimensione dei mass media, della classe borghese, del mondo intorno a sé, ma il poeta di Kaufbeuren non restringerà, durante tutto l´arco della sua esperienza poetica, il campo in una sola direzione concettuale, diramando lo stile e l´idea dietro una programmatica sensibilità interiore, estenderà il metro di giudizio o di analisi, se vogliamo, nella sfera contraria al suo impegno politico.

Enzensberger fa chiaramente parte della generazione di poeti del secolo scorso, di tutto quel novecento che come si è detto ha visto una forte impostazione ideologica nella sua politica e nella cultura, ma il linguaggio poetico che troviamo nei suoi versi si distanzia nettamente dal contesto culturale rigido, adottando, per un verso, quel tono caustico di stile intellettuale e, per l´altro, l´idea post-moderna di una letteratura impegnata e legata alla sfera umana e individuale.

 

Der Neue Mensch

Dieser neue Mensch
Sieht fremd aus.

Angenehm,
diese Unähnlichkeit.

>> Ganz der Vater.<<
Hoffentlich nicht

Er arbeitet schwer,
bringt Geräusche hervor.

Wir erraten nicht,
was er will.

Atmet, Verdaut,
kriecht, jammert.

Zögernd bemerkt er
Die Zweifaltigkeit.

Klettert an Wörtern
Hinauf, probiert

Wippen, Schaukeln,
Verwegenheit, Angst.

Eines Tages, schlauer
Als wir, verblüfft er uns.

Dann, während wir
Langsam sterben,

wird er uns, unaufhaltsam,
immer ähnlicher.

L´Uomo nuovo

Quest’uomo nuovo
Sembra straniero.

Piacevole,
Questa non somiglianza.

>>Tutto il Padre.<<
Speriamo di no

Lui lavora duro,
Produce rumore.

Noi non indoviniamo,
Cosa egli vuole.

Respira, assorbe,
Striscia, si lamenta.

Esitante lui nota
La doppia natura.

Si arrampica alle parole
In alto, prova

A oscillare, dondolare,
Temerarietà, angoscia.

Un giorno, più furbo
Di noi, ci stupirà.

Poi, mentre noi
Lentamente moriamo,

Egli diventa a noi, inarrestabile,
Sempre più simile.

Blauwärts

Hinter der Nebelwand im Gehirn
Gibt es noch andere Gegenden,
die blauer sind, als du denkst.

Wie klein sähe die Geschichte aus,
von oben gesehen. Kühl und hell,
schwerelos ginge dein Atem dort,

wo dein Ich nichts wiegt.

Blu scendente

Dietro il muro nebbioso nel cervello
Esistono ancora altre aree,
Che sono più blu, di quanto pensi.

Come sembrerebbe piccola la storia,
Vista dall’alto. Fresca e chiara,
Senza peso andrebbe il tuo respiro lì,

Dove il tuo Io non pesa.

Die Scheisse

Immerzu höre ich von ihr reden
als wäre sie an allem schuld.
Seht nur, wie sanft und bescheiden
sie unter uns Platz nimmt!
Warum besudeln wir denn
ihren guten Namen
und leihen ihn
dem Präsidenten der USA,
den Bullen, dem Krieg
und dem Kapitalismus?

Wie vergänglich sie ist,
und das was wir nach ihr nennen
wie dauerhaft!
Sie, die Nachgiebige,
führen wir auf der Zunge
und meinen die Ausbeuter.
Sie, die wir ausgedrückt haben,
soll nun auch noch ausdrücken
unsere Wut?

Hat sie uns nicht erleichtert?
Von weicher Beschaffenheit
und eigentümlich gewaltlos
ist sie von allen Werken des Menschen
vermutlich das friedlichste.
Was hat sie uns nur getan?

La merda

Sempre la sento nominare
Come se è colpevole di tutto.
Vedete, come delicata e umile
Prende posto fra di noi!
Perché noi macchiamo
Il suo buon nome
E lo prestiamo
Al Presidente degli USA,
Agli sbirri, alla guerra
E al Capitalismo?

Quanto è effimera,
E quello che nominiamo dopo di lei
Quanto è duraturo!
Lei, che è sempre cedevole,
La portiamo sulla lingua
Intendendo gli sfruttatori.
Lei, che abbiamo cacciato fuori.
Ora deve anche esprimere
La nostra Rabbia?

Non ci ha alleggeriti?
Di natura morbida
E tipicamente non violenta
E´ tra tutte le opere umane
Probabilmente la più pacifica.
Che cosa mai ci ha fatto?