La poesia di Ralf Burnicki

Traduzione e commento di Raffaele Gatta.

Ralf Burnicki è nato nel 1962 a Bielefeld e ha studiato Filosofia e Storia. È uno scrittore, poeta e saggista post-anarchico e nei suoi testi il tema politico e sociale si evidenzia con apparente semplicità, quasi spontanea descrizione diretta da un flusso emotivo/ambientale originato da un pathos che già di per sé scava le architetture delle Istituzioni, causandone una dislocazione del loro concetto di bene e di integrazione, concetti di cui le politiche liberali si sono appropriate, in direzioni reali, ovvero tolleranza e falsità. Inutile dire, infatti, che laddove si ode decantare il facile “spostamento” di tessuti sociali, anche europei, verso ogni dove in Europa e di figure di emigranti extracomunitari come arricchimento per noi e per loro, allo stesso modo non si odono parole su solitudine e ghettizzazione. L’emigrazione, dunque, tema attuale e quotidiano, viste le vicende che stanno percorrendo il nostro Paese, da sud a nord fino alle frontiere, è uno degli orizzonti descritti dal poeta di Bielefeld che d’altro canto si apre ad una visione diversa, ovvero l’emigrazione vissuta non tanto in prima persona, bensì riflessa dalla moglie iraniana. È il caso della prima poesia “Straniera tra stranieri”, ma in generale il punto di vista sull’emigrazione risulta un punto oggettivamente diverso dal solito, assorbito affettivamente e dunque restituito in un’analisi logica-descrittiva. Tale sguardo si apre all’empatia, perché ci rende partecipi di una vicenda umana e personale, tuttavia delinea un quadro sociale sul fenomeno che allarga la sua visione a tal punto da rendercelo non una piaga sociale solamente oggettiva, ma specificatamente soggettiva, perché se l’emigrazione, in quanto fenomeno, è puramente astratta e dunque distante dalla percezione individuale, ecco che attraverso i suoi versi ci rendiamo conto, quasi in presa-diretta, un documentario, una visione dall’alto, che tale emigrazione fatta di uomini, donne e bambini, quindi fenomeno umano e non astratto, viene a contatto sempre con noi e dunque non possiamo esserne indifferenti, non possiamo non considerare il problema oggettivamente soggettivo.

 

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 Foto: Nicolas Bröggelwirth

Fremd unter Fremden

Du bist geboren und aufgewachsen
im Iran, wie deine Eltern
und Großeltern.

Geboren und aufgewachsen
bin ich in Deutschland,
auch meine Eltern, Großeltern.

Du kamst in die Bundesrepublik
und die Leute auf der Straße
waren dir fremd.
Mir auch.

Du seist anders,
sagen die Stammtische.
Du bist mir ähnlicher
als meine Bekannten.

Du seist fremd,
sagt die Regierung. Du sollst
dich integrieren.
Dabei bist du mir näher
als meine Nachbarn.
Die kenne ich kaum.

Das Schönste an Deutschland
bist du.

 Straniera tra stranieri

Sei nata e cresciuta
Nell’Iran, come i tuoi genitori
I tuoi nonni.

Io sono nato e cresciuto
In Germania
Anche i miei genitori, i miei nonni.

Sei arrivata nella Repubblica Tedesca
E le persone per strada
Ti erano estranee.
Anche a me.

Saresti diversa
Dicono nei pub.
Mi sei più simile tu
Che i miei parenti.

Saresti un’estranea,
dice il governo. Ti devi
integrare.
Anche se mi sei più vicina
Dei miei vicini.
Loro nemmeno li conosco.

La cosa più bella della Germania
Sei tu.

 Freiheit

Indem die Hoffnung fliegen übte
lernte sie Grenzen zu überwinden
und als sie erwachsen war
fand sie Flughäfen für ihre Sätze,
und so landete sie in ihrer Zeit
mitsamt einigen Vergangenheiten,
die sie als Gepäck ertrug,
und als sie ihren Fuß aufsetzte
auf bodenständige Irrtümer
wurde über die Lautsprecher
ausgerufen: Alle Passagiere zum
Ausgang Freiheit,
und nun steht sie da,
so schnell und einfach
verletzbar

Libertà

Nell’esercitarsi a volare
La Speranza imparò a superare le frontiere
E quando era adulta
Trovò aeroporti per le sue frasi,
E così atterrò nel suo tempo
Insieme a qualche passato
Che sopportava come bagaglio,
E quando mise il suo piede
Su errori autoctoni
Dagli altoparlanti
Veniva annunciato: Tutti i passeggeri
all’Uscita Libertà
Ed eccola lì,
Cosi veloce e semplicemente
Vulnerabile