Recensioni
L’invenzione della realtà (Rosa Riggio)
L’invenzione della realtà
Tommaso Pincio
Panorama
NNE 2015
Forse lo spazio in cui scrive Tommaso Pincio è lo spazio dell’attesa e della distanza. Da se stesso, soprattutto, tanto che “Panorama” sembra un libro che si è scritto da sé, ma senza per questo essere impersonale. Oltre che sulla lettura, questo è un libro sull’arte dello sparire, sulla perdita generata da un eccesso di visione. Nascondersi equivale ad esserci, allora perché non mettere in scena la propria sparizione? Un colpo di genio: lasciare la ribalta al Lettore, perché “in fondo l’autore era superfluo, un’occasione, uno strumento come un altro del quale si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno.” Ottavio Tondi, depresso antieroe, è lettore di professione, attività che gli ha consentito di arrivare, provvisoriamente, alla gloria. Lo vediamo sparire, man mano che la storia cresce, dietro un fantasma reale, dentro un mondo fluido, ma con regole precise, una sorta di prigione, un panopticon dei nostri tempi, senza celle se non virtuali e fluide, ma non per questo meno “reali”. Leggendo “Panorama” ho ripensato a “Lo spazio sfinito”(2000), a quella stessa sensazione di sfinimento e di perdita che il libro trasmette, quasi con rassegnazione. Lì era il Vuoto dello spazio, dove Jack Keruac si perde. Qui è lo spazio del vuoto mondo della rete. Non occorre che le cose esistano perché accadano. Quello che vediamo non è esattamente l’esistenza di un personaggio, ma la sua icona riprodotta. Ne “Lo spazio sfinito” era Marilyn, o Arthur Miller, o Norma Jean. In “Panorama” è, tra gli altri, Teresa Ciabatti, Francesco Pecoraro, Giuseppe Genna. Del Vuoto resta una sorta di Mugolio, un rumore che sembra provenire da un altro mondo. (“Un amore dell’altro mondo”, 2002, è un’altra storia di tracce immaginarie). La realtà, scrive Pincio, “non è di questo mondo”. Le sue storie possono essere lette come cose mai accadute di un tempo mai esistito e perciò ci riguardano, sono di tutti. Provengono dal buio lontano di uno spazio vuoto. Accade come nei romanzi di Roberto Bolaño, all’altro capo del telefono non risponde nessuno. Rispondono, invece, i libri di Tommaso Pincio. Si collocano in una zona di piacere erotico da condividere, quello della lettura. Alla fine di “Panorama”, l’autore si impegna a “scrivere il presente libro” fino a quando non avrà ritrovato la sua Ligeia Tissot. Bisogna dunque sperare che il nostro non la ritrovi mai.
Rosa Riggio
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