Approfondimenti
NEVISCHIA! – intervallo irriverente
Scende dal carro la tessitrice di filastroccherie. La sua è una poetica ritmata, è un rimario istintuale.
Se la tira un pochino, e allora? Dice: “Eccomi qui, sono l’artefice, la figlia del Bagatto, l’alchimista della rima baciata e alternata, la giocoliera che non ha MAI – occorre sottolineare – MAI sbirciato un rimario in vita sua. Faccio sul serio, non mento e non in-collo corbellerie, non ho la puzza sotto il naso, ma voi baciatemi in fronte e fate la riverenza alle rime nate dalla mia nuca, poiché questo libro non vuole essere falso né cortese e neppure modesto. Concepito dall’omonimo Blog ed edito nel 2016 da Golem Edizioni, FAVOLESVELTE è nato sull’onda della spontaneità ben organizzata, come esperimento di congiunzione tra l’Eros e una certa Logica, con l’aiuto di alcuni ingredienti: intuizione, curiosità, valorizzazione degli errori e delle macchie, degli sbagli e delle sviste. Una filastrocca con disegno abbinato al dì è stata come la mela che fa scappare il medico: ecco la miscela per una pietruzza filosofale sulla via della mia vita.”.
Non so se mi stia simpatica, questa imbonitrice vestita come il Jolly delle carte. Di certo mi attrae, e allora rimango incantata mentre la osservo: “Venghino, venghino Signori, Signore e *! Venghino e siano benvenuti i lettori della rubrica niederngassesca che si chiama Fonderia Favolesvelte e vuole essere spazio laboratoriale dell’alchimista Valeria Bianchi Mian, la quale si crede – e chi lo sa se a ragione o a torto – fabbricante di ori e di barlumi di coscienza a partire da vili metalli e vilipendio, onta e oltraggio al pudore.”.
L’alchimista Valeria Bianchi Mian?
Ma sono io!
Questa bizzarra Arlecchina sta parlando di me. Mi guardo allo specchio e mi riconosco in lei. Nel suo modus operandi da circense. Nel suo tono irriverente. Ha occhi di bagattelliera che sorridono con le mie stesse labbra.
Le bassezze della nostra esistenza grama sono il materiale dal quale ogni adepto che si possa chiamare tale deve partire per fare i conti con quella minima capacità di miglioramento che la vita offre a tutti in dono sin dal primo vagito. E quindi? L’alambicco non si acquista, il fornello è dentro di noi, l’Athanor sta nella mente di chi ci crede.
Parliamone. Vogliamo restare sempre fetenti, costantemente marcescenti nelle pozzanghere delle nostre insicurezze, negli errori reiterati e irredenti, nelle coazioni a ripetere? Oppure intendiamo rinnovare le energie mentali PROPRIO a partire da quel che a livello collettivo è considerato il “lato oscuro”?
Ogni filosofo che si rispetti lo sa benissimo: l’oro dei saggi non appartiene del volgo ma è con la volgarità della vita e con la feccia dell’esistenza che si va a operare per avviare la trasformazione delle nerezze in piccoli lumi. E son lumi che fioriscono come rose solo se abbiamo coscienza del buio.
Aurum nostrum non est aurum vulgi (Il nostro oro non è l’oro del volgo) – Rosarium Philosophorum, XIII° secolo.
NEVISCHIA!
Questa è la storia amorosa di Tonino il cerino
fuggito un mattino in cerca di gloria e di una sposa
colpito al cuore da un bellissimo fiocco di neve
che nella danza lieve lo coinvolse con ardore.
Quel fiocco di neve era un tipo davvero speciale
poiché in natura una creatura all’altra non è uguale.
Tonino soffriva d’esser stato prodotto in serie
e quando prese le ferie senza dirlo a nessuno
“È sempre stato un po’ diverso” – disse l’accendino
che da quel giorno si sente notevolmente… perso.
(una delle mie filastroccherie, ispirata indubbiamente dallo spirito Mercurio)
Uniamo il fuoco all’acqua, anche se rischiamo di spegnere il primo o di surriscaldare la seconda. Osiamo. Riconquistiamo i lumi, dunque! Usciamo dalla notte accendendo le intenzioni e avviando l’azione. Febbraio è il mese della febbre, si sa. La nostra temperatura psichica si innalza e un fremito ci afferra sballottando le bozze per farle ridestare, per trasformare lo schizzo, l’appunto, il branetto in testo. Alle penne! Alle matite! Il letargo sta per finire!
Dal cielo creativo dello scrittore cadono fiocchi piccolini, ed è luce in nuce che sogna una primavera colorata di produzioni nero su bianco – o bianco su nero. Il calore nell’alambicco mentale ci influenza ma è grazie alla fiamma che ci agita che potrà emergere finalmente la cauda pavonis (i metalli che si fondono nel Vas del filosofo ermetico creano effluvi nei colori dell’arcobaleno e sono associati alla dea Iride), ovvero l’elemento iridato che sfrigola e sberluccica mentre la psiche cerca di tenere a bada l’entusiasmo della creatività.
Nevischia! Ed è neve immaginale. Sono spunti da raccogliere prima che l’inverno scappi via, cosicché la primavera trovi terreno fertile. Ogni fiocco è diverso dall’altro, ed è un piacere assaggiarli tutti sulla punta della lingua.
Durante l’anno, “Fonderie Favolesvelte” ha messo in cottura diverse narrazioni. In archivio troverete “Il Libro del Sangue” – una storia illustrata che è stata esposta alla Rivellino Art Gallery di Locarno.
http://www.ilrivellino.ch/artgallery/il-rivellino/
Nella rubrica ci sono filastrocche, poesie, e c’è un saggio in più puntate sulla poetica del… beh, ecco, forse si può dire… culo (ebbene sì). Si può dire? Diciamolo.
Dentro l’alambicco oggi nevischia e i colori danzano: io vedo e prevedo quel che accadrà. A partire dalla prossima puntata vorrei parlarvi dei 14 frammenti di Osiride. Soprattutto dell’ultimo che è davvero il pezzo forte. Quel tassello decisamente “particolare” ri-creato dalla stessa Iside con la propria IMMAGINAZIONE.
La storia di quella in amore persa
che cerca di Osiride suo marito
quattordici pezzi e lacrime versa
nel mare profondissimo del mito.
Alla penna!
Alla matita!
Al Phallos immaginale che ci regala il seme delle storie future!
Valeria B. Mian (e Mercurio)
Ph./1 – Iside e il Phallos, Virago o non Virago? – Schizzo a matite e pennarelli, 2014;
Ph./2 – Iside alata, da me schizzata con PAINT sopra una fotografia del cielo di Parigi.
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