LA PSICHIATRIA DEVE MORIRE – un saggio ADHD –

a cura di Giuseppe Rizza

Non accadeva da tempo, personalmente, di leggere un libro e nel frattempo pensare di volerlo regalare a più persone possibili.

Più persone possibili così da diffondere il verbo.

Come sosteneva Steiner quando leggiamo un libro poco noto il desiderio è duplice: farlo conoscere ovunque, ma anche nello stesso tempo, tenerlo nascosto e custodirlo solo per noi, illudendoci di essere chissà ancora per quanto unici depositari di un segreto.

Fra l’altro al sottoscritto capita piuttosto raramente di appassionarsi ai saggi, e nel nostro caso di saggio si tratta, e anche, in teoria, piuttosto specifico.

Posso però dichiarare a mia discolpa che il saggio in questione può essere letto proprio da tutt*, dato che io per primo non leggo molti saggi, e io per primo so di psichiatria poco o nulla (più nulla).

Ma ci sarebbe da dibattere anche sul fatto che questo sia un saggio sulla psichiatria, dato che a me parrebbe abbastanza riduttivo. Ebbene sì, questo è il classico libro che durante la lettura ti apre un portale, ti fa sconfessare tutta la tua vita precedente (ma come minchia ho potuto campare fino adesso essendo inconsapevole di certe cose?) e che ti spinge anche a documentarti con altre pubblicazioni (il libro è ricchissimo di citazioni e ha una nutrita bibliografia) su vari aspetti non solo della psichiatria.

È questo infatti il punto: il titolo in questione con assonanza annessa – Vita breve della psichiatria dal manicomio alla psichedelia – (noto solo adesso che il celebre programma di videoscrittura utilizzato da milioni di persone mi segnala psichedelia come un errore, e già questo dice tutto) tocca vari punti della nostra vita, e non tratta esclusivamente della disciplina psichiatrica.

Appena pubblicato da Luca Sossella editore con un sottotitolo forse maggiormente esplicito del titolo in sé – Storia di internamenti e antipsichiatria, pillole tristi e piante magiche – il libro scritto da Piero Cipriano ha un andamento stilistico volutamente rabdomantico, e se volessimo partecipare al giochino del DSM (per i non addetti ai lavori: è il manuale ufficiale di tutte le patologie psichiche riconosciute dalla sanità mondiale), questo sarebbe un libro ADHD (tanto per far incazzare l’autore che detesta – giustamente – il DSM).

Tento di spiegare il perché: Cipriano, che è uno psichiatra che esercita la suddetta professione, riesce con la sua scrittura ad allegare continui link e collegamenti, a destare la curiosità del lettore, come chi, affetto da ADHD non riesce a concentrarsi solo su un unico aspetto e necessita di alzarsi in continuazione: così la nostra attenzione, continuamente distratta dal tema e dai dibattiti che apre l’autore del libro.

Tornando però alla psichiatria, uno dei fari indiscussi del libro è sicuramente Basaglia, che Cipriano segnala come uno dei pochi ad esser riuscito ad eviscerare la psichiatria e le sue malefatte (i manicomi, su tutti), tanto che il taglio dell’autore è fortemente polemico nei confronti della scienza che esercita e soprattutto di come venga impostata nella pratica quotidiana.

Se, sostiene Cipriano, grazie a Basaglia per fortuna i manicomi sono stati chiusi e tutti i reclusi psichici liberati, altre forme quotidiane di reclusione mentale (e quindi fisica) sono pronte ad assumere nuove forme più sofisticate.

Alcune delle accuse principali di Cipriano si rivolgono ad esempio contro l’uso piuttosto indiscriminato degli psicofarmaci, e sulla loro effettiva utilità, nonché su come abbiano vinto la partita e occupato il campo, rispetto ad altre sostanze.

È sicuramente la parte più interessante del libro, quella che si occupa proprio delle piante e di tutto l’universo della cosiddetta rinascita psichedelica, di quale possibile futuro sia augurabile sia alle piante che all’umanità.

Ma non voglio anticipare nulla del percorso, o del trip sarebbe il caso di dire, che si può seguire (o da cui forse è meglio farsi trascinare) leggendo questo libro che è prezioso almeno quanto capire che non si esaurisce mai di comprendere le possibilità – aperte, socchiuse – della nostra esistenza e soprattutto della nostra mente.