Il racconto fantastico dell’autentico

 – sull’opera d’esordio di Noemi De Lisi

a cura di Giuseppe Rizza

Prima o poi accade.
Chi scrive poesia tenta il salto nel vuoto della scrittura di un romanzo.
Così è capitato anche per Noemi De Lisi, in libreria con il romanzo d’esordio Vene, uscito per Effequ.
In questi casi in genere è inevitabile che nella scrittura in prosa ci sia una trasfusione dello stile in versi, ma qui le vene dell’autrice palermitana sono nutrite dalla sensibilità della stessa, dall’evanescenza più che dalla presenza.

In fondo il libro della De Lisi si racchiude tutto nella raccomandazione iniziale della casa editrice: “Questo è un libro indipendente, perché sgomita tra i colossi e prova a dire che c’è. Vogliategli bene”.

Non si fatica a voler bene al prodotto della scrittrice siciliana, così come è del tutto evidente quanto lei stessa nutra i suoi personaggi di sentimento empatico.

Quello che impressiona, e di cui siamo pienamente soddisfatti, è il lavoro di De Lisi sulla lingua, un lavoro che si evince faticoso ma pienamente riuscito, soprattutto nel suo non essere fine a se stesso, ma fedele a un’idea di scrittura che possa trasmettere ossigeno nelle vene prossime al trombo del panorama editoriale italiano.

De Lisi riesce a inventarsi un’impalcatura originale e credibile, su una quinta che rifugge il macchiettistico racconto per stereotipi del sud Italia: Palermo è raccontata senza trucchi o imbellettamenti, e possiede la forza di un personaggio principale quasi futuristico nel suo essere invece aderente alla realtà contemporanea.

Vene è senza paura anche un romanzo politico, sia nella sua volontà di raccontare una piccola borghesia che sfocia nel sottoproletariato, sia nel voler citare un episodio della recente storia sociale di questo Paese, che ormai nessuno vuole ricordare: la creazione degli esodati durante la crisi economica di soli pochi anni fa.

Ma quella di De Lisi è anche un’opera che possiede il coraggio inventivo di una storia di combattimenti: quelli fra introversi ed estroversi, che vengono tracciati con una forza evocativa davvero encomiabile (così come esemplari nella loro bellezza evocativa le scene di sesso presenti nel testo).

Nel suo essere un prodotto creato con la distanza del rilievo e quindi lontano dall’aderenza dell’autobiografico imperante, l’autrice palermitana vince una scommessa che trasuda coerenza ed una evidente urgenza espressiva.
A noi il compito di non lasciarla sola.