MA DARIO NON AVER PAURA DI PARARE UN CALCIO DI RIGORE          

a cura di Giuseppe Rizza

Lo confesso subito: l’Italia, almeno in questo, può sentirsi un Paese fortunato, avendo fra le file delle patrie lettere uno scrittore come Dario Voltolini.

Nel breve Dagli undici metri, lo scrittore torinese alla sua ormai proverbiale padronanza di scrittura aggiunge uno sperimentalismo stilistico che non si vedeva forse da certi libri italiani degli anni ’90.

In questa secca ma allo stesso tempo brillante ultima prova, Voltolini racconta la storia di un portiere insolito, dove la stranezza e l’alterità la fa da padrona non solo nella caratterizzazione del protagonista.

Si percepisce distintamente come l’autore si sia proprio divertito nel ricreare un mondo che appare così lontanamente diverso dalla realtà tanto da risultare quasi come una favola moderna.

Eppure il rischio era elevato nel raccontare una storia immersa nel mondo pallonaro di periferia, in cui l’epica calcistica ha sempre avuto esempi di narrazioni non sempre riuscite e troppo spesso miticizzate.

Voltolini riesce a dribblare il problema spostando a lunghi tratti il campo della vicenda, che si apre e si chiude abilmente con una porta di calcio e un rigore decisivo, spostando la storia e concentrandosi con immaginifica capacità nella vita di ragazzini che sembrano tutti usciti da un prodigioso istituto per geni incompresi.

La penna dell’autore, così diversa in questo breve romanzo edito da Baldini + Castoldi dalle ultime sue due prove uscite per La nave di Teseo, riesce ad essere credibile e nello stesso tempo a sparigliare il banco senza fossilizzarsi e diventare aggettivo come un tempo si augurava Fellini.

Facendoci trascinare nel gioco della metafora calcistica potremmo azzardare per Voltolini un ruolo da tattico, invisibile nel suo essere laterale, come potrebbe essere un allenatore in seconda, ma ugualmente decisivo nel sussurrare nell’orecchio dell’allenatore gli accorgimenti ideali che la narrativa italiana potrebbe seguire nell’ipotesi, remota, in cui decidesse di non concentrarsi esclusivamente sul piazzamento in classifica.