CRONACA DI UN’OSSESSIONE

Vi racconto una storia.

Alcuni anni fa uno scrittore esordiente, che nel frattempo si è fatto un nome e dirige pure una collana per una casa editrice, mi inviò il suo primo romanzo.

Da siciliano a siciliano voleva che gli fornissi un mio giudizio, e una recensione per la rivista on line per cui scrivevo allora.

Le aspettative erano alte.

Ma il libro si rivelò a tratti illeggibile, tanto da farmi innervosire per la sua sintassi e per l’uso a dir poco senza senso di alcune scelte lessicali, tanto da non riuscire neppure a finirne la lettura.

Ero fortemente tormentato su come uscirne.

Alla fine scrissi all’autore in questione confessando che avevo scelto di non recensire il suo libro, altrimenti ne avrei scritto in modo poco lusinghiero.

Fu molto gentile, capì il mio disagio, e mi ringraziò per la scelta di non scriverne.

Questo per dire che mi sono trovato in una situazione simile anche nel recensire il nuovo romanzo di Alessandro Garigliano.

Anche se non proprio esattamente, a dire il vero.

Pure in questo caso avevo alte aspettative – il problema evidentemente è mio –  ma il libro in questione è scritto decisamente meglio rispetto a quello dell’altro autore.

Chiariamo meglio: il libro è scritto bene, e si percepisce lo sforzo da parte dell’autore di sorvegliare la lingua nel tentativo di non renderla industriale ma il più artigianale possibile.

Il problema è stato che più trascorrevano i giorni più andavo a rilento nella lettura, e più non riuscivo ad entrare nel meccanismo della storia.

È la cronaca di un’ossessione quella scritta da Alessandro Garigliano, autore siciliano tornato in libreria per TerraRossa, che con “A ciascuno il suo terrore” narra un’ossessione che si sviluppa su due sentieri diversi.

Il protagonista inizialmente è con la sua compagna alla proiezione all’aperto di una partita di calcio, quando un attentato non ben identificato compiuto da attentatori ignoti provoca il panico.

Panico che investe anche il protagonista del romanzo, dato che durante il caos dell’evento riesce a guardare in faccia uno degli attentatori.

Mentre il rapporto con la sua compagna si sfalda lentamente col passare delle giornate, il racconto viene spezzato in due dall’autore, che si concentra su un’ulteriore ossessione oltre a quella della ricerca di avvicinare sempre di più l’attentatore, cioè la cronaca della visione di una serie tv ai suoi occhi sempre più perturbante.

Personalmente ho trovato proprio questa parte poco interessante, tanto da arrivare al punto di saltare intere parti in cui vengono raccontate le varie scene della serie.

Ma le ultime decine di pagine riescono a farmi fare pace dopotutto con il libro in questione.

L’autore fa accadere eventi che ribaltano, forse in questo caso invece troppo velocemente, la prospettiva della narrazione.

Il finale, pur essendo ad un certo punto eloquente nel suo essere solo in parte inaspettato, me lo riabilita.

Evidentemente era solo un problema mio.