Recensioni
premio neo
Avendo fra le mani una creatura edita dalla Neo edizioni, si ha spesso l’impressione che sia frutto di una scelta più di pancia che di testa.
Qui da intendersi non come aspetto negativo come si potrebbe intendere in ambito politico ad esempio, ma come una caratteristica che si avvicina a una virtù.
Dalla narrazione che la stessa casa editrice organizza sembra infatti che la linea editoriale non venga decisa solo col pallottoliere e per rincorrere i gusti del momento di un pubblico di lettori sempre piuttosto labile, ma che la scelta della rotta avvenga più come un suggerimento che ha a che fare con i sensi, un po’ come farebbe un abile salumiere che consiglia quella coppa tirata piuttosto che lo speck altoatesino.
Come coraggiosa indubbiamente e quasi del tutto inedita nel panorama delle patrie lettere è stata la scelta di organizzare un premio letterario che prevedeva la pubblicazione finale a cura della stessa casa editrice.
È così a vincere è stato Riccardo Ielmini con il suo secondo romanzo: Spettri Diavoli Cristi Noi, che fin dall’inizio mostra un’epica rurale che si farà andatura sghemba.
Così l’incipit:
In principio, nel buio, prima del sonno, è la paura, la magica incontrollabile paura del Diavolo che aleggia sulla giovinezza, il Diavolo bestemmiato dalle nostre vecchie come Anticristo, Bestia, Ciapìn, l’acchiappa-anime che visita i tuoi sogni, bambino, che si intrufola nel tuo ozio, pinìn […]
Un inizio che sfronda il paesaggio come un caterpillar – il primo periodo, proustianamente si allunga per più di una pagina – con inevitabili echi dei celebri accumuli di Gadda, ma che ricorda anche alcune atmosfere della prosa – quanto sottovalutata – del Silvio D’Arzo di Casa d’altri.
Una serie di personaggi sfila dentro il romanzo di Ielmini come apparizioni, interferenze, all’interno della Contea, ma quelli che spiccano per intensità di colore sono legati tutti dal filo rosso dell’amicizia.
Una scrittura quella di Ielmini che lascia ben sperare sulle disgraziate sorti dell’editoria, una volta tanto insolitamente coraggiosa nel foraggiare una scrittura di qualità ai danni della ammorbante fanghiglia attuale.
Giuseppe Rizza
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