Urania, rock e altro 1

La fantascienza nell’immaginario contemporaneo

 

a cura di Guido Michelone

 

La fantascienza – o science fiction all’americana – è un genere declinato soprattutto in letteratura e cinema dal primo Novecento a oggi: ma si tratta di un fenomeno di cultura pop (anche nel senso di popolare) che, dagli anni Cinquanta in poi sta vivendo, in parallelo, attraverso ulteriori ambiti espressivi come per esempio la grafica e la musica: è un argomento senza dubbio enorme e multidirezionale, forse impossibile da sviluppare per intero, ragion per cui si danno qui due esempi significativi, partendo da un nuovo libro e da una recente ristampa discografica.

Il libro è Le copertine di Urania di Michele Mari edito da Humboldt Books: il celebre scrittore milanese, in un racconto-saggio autobiografico narra della scoperta, fin da bambino, quando ancora non va a scuola e dunque non sa leggere, delle copertine di «Urania» che trova nella casa del nonno, frequentata durante i weekend; il fanciullo viene letteralmente colpito dalle immagini di copertine che sono terribili, ovvero via via mostruose, scioccanti, spaventose, raccapriccianti.

Come si sa, «Urania» è una collana – la prima in Italia – a occuparsi di fantascienza letteraria: fondata nel 1952, con romanzi e racconti distribuiti settimanalmente in edicola per un target popolare, sta acculturando un’Italia post bellica che, a sua volta, tenta dunque di modernizzarsi, anche a livello di narrativa di massa, senza più la precedente retorica fascista. Il pubblico di «Urania» accoglie benevolmente un genere americano – la ‘finzione della scienza’ appunto – dove, sull’onda delle novità tecnologico- scientifiche belle (la ricerca spaziale) e brutte (la bomba atomica) gli scrittori inventano mondi paralleli, condizionati soprattutto da utopie negative.

A illustrare le copertine di «Urania» – tuttora esistente e ritenuta ‘cult’ e anche di pregio letterario- c’è per 1000 numeri il pittore olandese Karel Thole, il quale, sotto la guida della designer Anita Klintz, sintetizza le vicende in quadri angoscianti, ma perfettamente idonei sul piano stilistico, tra espressionismo e metafisica, iperrealtà e tecnocrazia, rivelando ottime conoscenze di Hyeronimus Bosch e di Salvator Dalì quali fonti ispiratrici accanto a robot, astronavi, missili, dischi volanti già più o meno esistenti nel mondo concreto.

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