Approfondimenti
Urania, rock e altro 2
La recente ristampa discografica riguarda invece l’edizione de luxe di The Dark Side of the Moon l’album del quartetto rock The Pink Floyd: un disco che nel 2023 compie il mezzo secolo esatto e che fra l’altro è anch’esso noto per la copertina, a sua modo fantascientifica. Pur non essendo, sul piano strettamente contenutistico un disco science fiction al 100%, contiene, nei testi, spunti riguardanti il futuro dell’umanità con una critica velata al mondo odierno.
Rock e fantascienza è quindi un argomento intrigante, benché trattare tutti i dischi le cui liriche sono ispirate dalla fantascienza prenderebbe un’enciclopedia. Viaggiano nello spazio, tra gli anni Sessanta e Settanta, non solo i Pink Floyd ma anche certi Rolling Stones in Inghilterra, i Byrds, i Jefferson Airplane/Starship e Jimi Hendrix in America (ispirati anche da sostanze proibite oltre che dalla cronaca e dalle letture). Viaggia nello spazio e non torna Major Tom, il primo dei mille alter ego di David Bowie, che si chiede se c’è vita su Marte in una canzone magnifica e poi diventa l’alieno Ziggy Stardust.
Forse tutti non sanno che il personaggio di Ziggy Stardust – l’icona rock più fantascientifica in assoluto – creato da David Bowie nel 1972 è un omaggio al mito assoluto del mondo dell’outsider music, The Legendary Stardust Cowboy (Norman Carl Odam, 1947), The Ledge per i fans.
Con gli anni Settanta perciò il fantarock – neogenere così denominato proprio per i fitti legami tra musica giovanile e science fiction – esplode grazie ad esempio alla saga del Pianeta Gong narrata dal geniale David Allen alla testa appunto del settetto Gong (collettivo dadisticheggiante), lo space rock del raffinato quintetto Hawkwind, con cui collabora lo scrittore Michael Moorcock, la canzone Rocket man di Elton John ispirata da un racconto di Bradbury, persino gli americani proto punk Blue Öyster Cult.
E in Europa c’è un po’ tutto il rock tedesco – che non a caso si chiama Kosmike Muzik – e quello francese dei Magma, i quali cantano in kobayano, una lingua extraterrestre (ovviamente inventata), per non parlare dei progenitori della scan tecno-pop (i Kraftwerk) e di quella dance elettronica (i Daft Punk).
Molte influenze fantascientifiche giungono persino prog italiano, con i primissimi album sperimentali di Franco Battiato econ quelli del quintetto Area che inventano un geniale concept album distopico con Maledetti; ma non si possono dimenticare i soli due longplaying editi da Il Balletto di Bronzo o l’incredibile Concerto delle menti dei Pholas Dactylus, in cui su un gradevole sottofondo jazzrock il cantante narra le visioni ispirate dal contatto con gli alieni.
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