Sono andato momentaneamente a cercarmi

a cura di Giuseppe Rizza

 

Prima pubblicazione della nuova collana 20×24 della meritoria casa editrice Quinlan, camera galleggiante della scrittrice e fotografa (se proprio dobbiamo affibbiare delle etichette e delle definizioni) Sabrina Ragucci è un’opera di difficile definizione.

La collana nasce affidando a ogni autore venti fotografie su ventiquattro pagine (+ una), e non ha come destinazione la consueta distribuzione nelle librerie fisiche o on line; nata sotto la cura di Roberto Maggiori, e con la collaborazione del grafico Andrea Cavallotti è indiscutibilmente una pubblicazione che anche dal punto di vista fisico e tattile è destinata a incuriosire chi ha la possibilità di accostarsi ad essa.

È stampata infatti su un formato inedito come quello di 22,5 x 30 cm, rilegata con due punti omega, e ha una tiratura di sole 60 copie numerate e firmate dall’autrice.

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Ma cos’è Camera Galleggiante? La stessa Ragucci nel presentarla si domanda se sia o non sia un paesaggio, e indica nel termine esperienziale una parola chiave per accostarsi al senso dell’opera (“non tutte le esperienze, anche le più terribili, valgono allo stesso modo in termini di qualità. Un paesaggio è qualcosa di troppo complesso in sé per essere espresso in qualsiasi altra forma”).

Ma leggendo Camera Galleggiante è giusto chiedersi o trovare un significato, ricercare un senso nella complessa densità dell’opera di Ragucci, o ha più senso lasciarsi andare a tracce e collegamenti perdendosi fra le pagine e senza avere alcuna ambizione di ritrovarsi?

Seguo l’opera di Ragucci da alcuni anni, da quando fui attratto e colpito dalle sue fotografie in un’opera che ingiustamente è passata sottotraccia nel magmatico oceano delle pubblicazioni del nostro Paese, Condominio Oltremare, composta insieme al fidato Giorgio Falco e che raccontava in modo indimenticabile un angolo d’Italia e la trasformazione di un territorio.
Già in quell’opera la potenza della fotografia di Ragucci era visibile in modo perentorio, non si trattava di opere che andavano a corredare lo scritto di Falco, ma che componevano un nuovo strato, diventavano esse stesse racconto.

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Così come in Il medesimo mondo, opera prima di narrativa di Ragucci, edita nel 2020 per Bollati Boringhieri e sempre lo stesso anno nel romanzo di Giorgio Falco Flashover, imperniato intorno alla vicenda dell’incendio del Teatro La Fenice di Venezia, e che contiene numerose fotografie di Ragucci.

Ma tornando a Camera Galleggiante (devi immergerti nel paesaggio per essere fuori dall’immagine) la forza del lavoro di Ragucci emerge anche dallo scritto in terza e quarta di copertina, un racconto che si finge dialogo fra intervistatrice (L’intervistatrice chiede, come ci si astrae dalla realtà pur essendo costretti a viverla?) e l’artista (Al mare sei consapevole dell’astrazione), fra osservazione di paesaggi e spiaggia d’inverno.

Le foto dell’autrice sono invece universi a cui bisogna accostarsi come esseri non uniformi, carichi di un significato nascosto, che non si concede se non con la pazienza di attendere l’apertura di un bocciolo.

Camera Galleggiante è un essere non identificato a cui il fortunato fruitore deve concedere la sua fiducia a un marziano che propone un giro nella sua astronave. Ad occhi ora chiusi ora spalancati.

Preferirei non ascoltare cosa gli altri hanno da dire su di me. Forse è per questo motivo che non ho ancora fatto un film autobiografico, raccontato dal punto di vista di una testimone oculare della mia vita.